Da Pesaro a San Benedetto, costi raddoppiati e materiali rivisti per i progetti. Ecco gli appalti dei Comuni a rischio-incompiuta

Da Pesaro a San Benedetto, costi raddoppiati e materiali rivisti per i progetti. Ecco gli appalti dei Comuni a rischio-incompiuta
Da Pesaro a San Benedetto, costi raddoppiati e materiali rivisti per i progetti. Ecco gli appalti dei Comuni a rischio-incompiuta
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Venerdì 25 Marzo 2022, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 26 Marzo, 08:21

ANCONA - Comuni in apprensione per il rischio incompiute degli appalti in corso. Con un enorme punto interrogativo su futuro della ricostruzione post sisma e l’incognita delle opere legate al Pnrr.

Qui Ascoli e Fermo
Per i lavori di ricostruzione del dopo terremoto al momento ci sono solo certezze per i ritardi che si sta cercando di colmare. Non ci sono blocchi, ma grandi timori per ulteriori incertezze su una popolazione già prostrata per l’attesa. Nel Fermano, le due opere più attese sono

gli ospedali di Fermo e Amandola: i lavori a Campiglione di Fermo e a Pian di Contro ad Amandola sono al momento ancora in corso. Altri due cantieri importanti in corso sono entrambi in centro a Fermo: l’ex mercato coperto che diventerà la sede di Fermo Tech (laboratori per la ricerca) e Palazzo Fontevecchia che ospiterà il museo archeologico collegato con le Cisterne Romane. In provincia di Ascoli, è in corso di rivisitazione la maggior parte de progetti ancora da appaltare perché con l’aumento dei prezzi i finanziamenti rischiano di essere insufficienti. Per esempio il ponte di Monticelli, costo 7,5 milioni: doveva essere realizzato in acciaio, ora si è scelto di rifare il progetto con materiali meno costosi, il che comporterà un allungamento dei tempi. A San Benedetto, infine, preoccupazioni per il maxi parcheggio di via del Cacciatore a Porto d’Ascoli. Il costruttore che deve realizzare una struttura interrata di 250 posti auto ha detto apertamente al Comune che le scorte di cemento, ferro e rame sono ridotte al lumicino. Situazione difficile anche per il lungomare: qui è il costo del bitume a rendere i lavori sempre più onerosi.


Qui Pesaro
Pesaro guarda con preoccupazione ai suoi cantieri già avviati sulla cui prosecuzione pesa tanto il rincaro dei materiali quanto la difficoltà di ottenerli. La madre di tutti i ritardi, la vera Fabbrica di San Pietro è senza dubbio il cantiere del vecchio palas di via dei Partigiani: una telenovela che dura da otto anni, con costi raddoppiati da 3,4 a più di 8 milioni e l’incognita dell’azienda che dovrà proseguire i lavori. Per i lavori di messa in sicurezza del Tribunale (500mila euro) il blocco è quasi certo visto che al momento mancano le impalcature irreperibili sul mercato e il cantiere non partirà sicuramente prima dell’estate. Non va meglio per il ponte sul fiume Foglia (4 milioni) per la realizzazione della ciclovia il cui cantiere non riesce a partire. 


Qui Ancona
Il boulevard di via XXIX Settembre ha rischiato l’incompiuta. I lavori da un milione per la strada d’accesso al centro si sono più volte incagliati, tanto che il Comune è stato sull’orlo di risolvere il contratto con la ditta.

Dopo una serie di sollecitazioni i lavori sono ripartiti, ma l’iniziale tabella di marcia è stata rivista e corretta. Strappi e inciampi hanno caratterizzato anche tutte le altre opere del Bando periferie per un valore complessivo di 16 milioni. Sotto stretta osservazione anche i cantieri del Waterfront (valore circa 8 milioni). Si guarda poi con qualche timore alle gare da avviare nei prossimi mesi per i cinque contenitori inseriti nel bando della Rigenerazione urbana: venti milioni per mettere a nuovo il Mercato delle Erbe, la Biblioteca, il palasport di via Veneto, restyling di Mole e Pinacoteca. Tutta da verificare poi la portata dei finanziamenti legati al Pnrr.


Qui Macerata
Cantieri pubblici che non partono quelli privati che si bloccano, aziende che preferiscono rescindere i contratti e pagare le penali piuttosto che soccombere ad aumenti costanti dei prezzi delle materie che per lo più risultano introvabili. Con prezziari che oramai sono fuori mercato e che non vengono adeguati dalle autorità governative o commissariali. Il quadro della situazione dell’edilizia che emerge da parte dell’Ance Macerata è allarmante anche e soprattutto perché non arrivano adeguate risposte alle esigenze manifestate dai costruttori. «Per gli appalti pubblici ci sono, ad esempio, accordi quadro con Anas dice il presidente provinciale Ance, Carlo Resparambia - che arrivano sino a 50 milioni in cinque anni per lavori nelle Marche per viadotti, manutenzioni stradali, asfalti. Due anni fa sono state bandite le gare, quindi con la situazione ed il prezziario di allora, senza possibilità di rinegoziare le condizioni: i due più grossi, ognuno da 50 milioni per Anas, non sono stati aggiudicati perché le imprese che avevano partecipato si sono rifiutate di firmare i contratti. I lavori pubblici legati al terremoto oppure quelli del Pnrr sono solo sulla carta, in quanto siamo nella fase progettuale o di affidamento lavori. Le nostre proteste nei giorni scorsi sono legittimate, vogliamo lanciare un segnale - prosegue Resparambia - che in questo modo è impossibile andare avanti. Qui le regole sono le stesse come se il mondo fosse quello di cinque anni fa mentre è cambiato completamente tutto. Le imprese sono giunte al punto che preferiscono fermarsi, rinunciare a lavori, perfino a pagare penali e disdire dei contratti firmati perché è più conveniente fare così che avventurarsi in prezzi dei materiali esorbitanti o che non si trovano proprio o che arrivano con mesi di ritardo rispetto alle necessità».

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