Parlando di futuro, Annarita Pilotti, ad di Loriblu: «Mercato saturo da settembre, mi butto su ricerca e innovazione»

Annarita Pilotti, ad di Loriblu
Annarita Pilotti, ad di Loriblu
di Maria Cristina Benedetti
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Sabato 15 Maggio 2021, 03:55

PORTO SANT'ELPIDIO - Come per la freccia che supera la corda, per Annarita Pilotti la velocità è vita, il futuro è il bersaglio. Al suo mondo incantato di scarpe gioiello ed esili tacchi applica la formula dei più avanzati laboratori scientifici: «Si deve puntare sulla ricerca. L’innovazione ci salverà». 

Qual è la lezione che ci ha consegnato il Covid per il nostro domani?
«Rivitalizzare tanti valori che si davano per scontati: comprendere nel profondo quanto sia cara la vita, salvaguardarla. L’ho capito quando ho scoperto di essere stata contagiata. Sono stata fortunata: non ero grave, mi sono curata e ho fatto anche il vaccino. È stata una batosta, ma soprattutto un insegnamento. È indelebile il ricordo di quei carri militari in fila che trasportavano bare. Hanno segnato il cuore».


E la mente?
«Anche. Ora abbiamo il dovere di trovare la voglia di reagire». 


L’inerzia è nulla, solo il moto è tutto. Lei da che parte ricomincia?
«Dal desiderio di proporre, di reinventarmi. Il mercato è saturo, c’è tutto. Tocca puntare sulla ricerca, nella consapevolezza che i buyer oggi acquistano 30 e non più 100 prodotti, com’era una volta». 


La sua moda cosa aggiungerà? La bellezza ci salverà, davvero?
«Emozione. Dovremo saper proporre qualcosa di nuovo. No, non ci salverà la bellezza bensì l’innovazione. Lo stile che propongo deve trasmettere suggestioni. Ecco, io ricomincio da qui, dall’ascoltare le nuove esigenze del consumatore. Lo smart working non aiuta, la sfida s’è alzata: si vende di meno, ma nel contempo si deve investire di più per produrre, nel nostro caso, calzature ancor più uniche». 


Da settembre che mondo sarà?
«Settembre è ora, perché è già cambiato il nostro modo di esistere. L’ordine dei fattori – famiglia, salute e lavoro – ora è chiaro. Sono gli stessi principi di ieri, ma il loro peso è maggiore».


Nella pratica? 
«Siamo stati abbandonati. Tanti imprenditori non hanno ricevuto ristori, ma finanziamenti in conto garanzia, il che equivale a un indebitamento. Per sopravvivere un anno e mezzo non è sufficiente. Il procedere per fasce di fatturato ha lasciato molti ai margini. Ed è per questo che giovedì scorso, come Assocalzaturifici, siamo stati ricevuti dal viceministro Gilberto Pichetto Fratin, referente del tavolo della moda per conto del responsabile dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti».


Cosa vi siete detti?
«Abbiamo espresso le nostre necessità, che sono urgenze». 


Una su tutte? 
«Partendo dall’assunto che in Italia in un anno i negozi, come anche i miei outlet, sono stati aperti 122 giorni su 360, bisogna assicurare sostegno a tutti coloro che hanno perso.

Noi, nelle Marche, siamo area di crisi complessa, quindi dovremmo ottenere, come accade nelle regioni del sud, l’agevolazione del 30% sul costo del lavoro. Una richiesta, questa, che andrebbe avanzata da Palazzo Raffaello».


Altro giro, altra rivendicazione?
«Anziché valutare le fasce di fatturato, andrebbero analizzati, con molta attenzione, i bilanci delle imprese che dovrebbero, o potrebbero, essere aiutate economicamente: perdite, eventuali utili e costi fissi. Deve cambiare il parametro di riferimento».


Una rassicurazione, al di là delle pretese? 
«Molti temono che da giugno si debba pagare la prima rata dei finanziamenti ottenuti. A Roma ci hanno garantito che quella data slitterà». 


Cosa s’è smarrito in questo anno e mezzo di isolamento e di incertezza da pandemia?
«Vorrei rispondere con una speranza». 


Prego.
«Che si possa ritrovare tutto ciò che s’è perso. Anche il semplice piacere di ammirare una vetrina». 


Come valuta la gestione dell’emergenza sanitaria? Vaccini, protocolli, responsabilità personale: qual è la sua scala di priorità?
«Il vaccino per tutta la vita. La pandemia va arginata, assolutamente, nella speranza che il virus non diventi sempre più aggressivo. Poi, è giusto dare le regole anche se a volte c’è troppa confusione».


Cosa intende?
«Che è inutile parlare di ripartenza per il turismo e non spostare in avanti il coprifuoco. Vorrebbe significare non far venire gli stranieri in Italia e favorire, così, Spagna, Grecia e Portogallo». 


Quanto terrà la mascherina?
«Finché verrà richiesto. Io sono vaccinata, ma la porto sempre. Per rispetto degli altri». 


Vivere con il volto celato e comunicare con la voce e i gesti mediati dall’online come ci hanno cambiati?
«Tanto, troppo. Soprattutto per me che vivo di gesti, di mimica. Fortuna che la mia voce è forte e decisa, quella nessuno me la toglie». 


Limiti e arricchimenti?
«L’arricchimento è nell’aver compreso, finalmente, il nostro limite: non siamo onnipotenti. Una forza acquisita, che sarà utile per ripartire». 


Libertà sperata o raggiunta. Che viaggi farà da settembre?
«Se partirò sarà solo per impegni professionali, altrimenti resterò in Italia. A casa. L’ordine dei fattori ormai è chiaro: famiglia, salute, lavoro».

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