Il nord delle Marche un fortino isolato?
«Non direi, nella nostra regione al centrosinistra va il governo della seconda e della terza città del territorio e nella provincia anche a realtà importanti come Vallefoglia e Gabicce».
Il bicchiere mezzo pieno.
«Non sono banalmente ottimista. Ritengo fondamentale una riflessione dopo ogni voto qualsiasi sia l’esito. Ancona ha perso il sindaco per uno scarto risibile e non possiamo nasconderci dietro un dito. La mancanza di un’ampia alleanza è ciò che ci ha sconfitti. Questo è l’errore che a Pesaro non dobbiamo assolutamente ripetere».
Fondamentali le alleanze ma il Pd deve anche mettersi d’accordo con se stesso. Ci sono guerre intestine che hanno nauseato l’elettorato che a votare non ci va più.
«Certo, il tema del Pd unito e non solo di facciata, è centrale. Perché siamo il primo partito della coalizione e certi atteggiamenti non ingannano più nessuno. Le tensioni si percepiscono, la gente - quella a cui dobbiamo essere vicini, a cui dobbiamo dedicare ascolto e interesse - le cose le vede chiaramente».
Il centrosinistra ha 11 mesi di tempo per contrastare il grande slam del centrodestra marchigiano. Come si fa?
«Un anno è lungo e non possiamo certo ingaggiare fin da ora una insostenibile campagna elettorale. Abbiamo cose importanti da portare a casa che vanno al di là della propaganda. Se potessi decidere io non parlerei di nomi fino alla fine dell’anno».
Fingiamo di assecondare il segreto di Pulcinella o diciamo che il prossimo sindaco di Pesaro, se il centrosinistra sopravvive, si chiamerà Biancani O Vimini?
«La soluzione, ribadisco, è una ampia alleanza dove vince l’ascolto, l’apertura, il confronto e non l’egemonia di chi l’egemonia non ce l’ha più. Quindi il candidato del 2024 non lo sceglierà solo il Pd ma la coalizione».
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