Ripensamenti e lettere smarrite: 17 anni di pasaggi a vuoto, l’uscita dal porto attesa dal 2003

Ripensamenti e lettere smarrite: 17 anni di pasaggi a vuoto, l’uscita dal porto attesa dal 2003
Ripensamenti e lettere smarrite: 17 anni di pasaggi a vuoto, l’uscita dal porto attesa dal 2003
di Massimiliano Petrilli
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Domenica 26 Luglio 2020, 03:20

ANCONA - Si fa presto a dire “faremo”, ma poi si rischia di non essere creduti. Specie quando si parla di un’incompiuta perfetta, quella che non è mai iniziata anche se oggi doveva essere già pronta, togliendo via dal traffico cittadino 147mila tir che passano ogni anno tra le banchine dello scalo dorico e l’autostrada. Sull’Uscita dal porto di Ancona, che nella sua prima versione (bypass a Ovest fino al raccordo con l’A14 a Casine di paterno) doveva iniziare nel 2012 e concludersi in 7-8 anni di cantieri, al massimo entro quest’anno si sarebbe dovuto già transitare. Invece siamo ancora a km zero, solo progetti sulla carta e un iter che si trascina da 17 anni, quando nel 2003 il passante del porto di Ancona venne inserito nelle opere dell’Anas. E di anni ne ha bruciati 13 (4.748 giorni) solo per prendere atto che il progetto di finanza assegnato in concessione ai privati, in cambio di pedaggi riscossi per 36 anni, non si reggeva per una sproporzione tra investimento (480 milioni) e volumi dei traffici. Un iter che di colpi di scena e dietrofront, finora, ne ha conosciuti sin troppi, sotto governi di ogni colore, consumando attese sfinenti tra ripensamenti, passaggi a vuoto, e persino lettere smarrite. 

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Come quella inviata nell’ottobre scorso all’Anas dal Provveditorato interregionale delle Opere Pubbliche, che dava via libera all’interramento del lungomare nord. Era l’ok formale che avrebbe potuto sbloccare subito la progettazione di fattibilità tecnico-economica del tracciato dell’Ultimo miglio, che sfruttava proprio il tratto iniziale dell’interramento, ma all’Anas nessuno sapeva di quella lettera. Se ne accorsero all’inizio di febbraio, quando il sindaco Mancinelli e l’assessore al Porto Simonella andarono a Roma, negli uffici dell’Anas, per capire a che punto fosse la progettazione del bypass. Apriti cielo: in trenta si misero a cercare quella lettera, che per fortuna qualcuno della delegazione anconetana aveva in copia dentro un’agenda. Così solo dopo quattro mesi persi in questo modo è potuta partire la progettazione preliminare del progetto, approvato il 4 giugno scorso.

Per questo le promesse rinnovate giovedì scorso dal premier Conte sul finanziamento dell’Ultimo miglio, l’anello mancante dell’Uscita Nord, rincuorano tutti, specie ora che dall’Unione Europea arriveranno pacchi di miliardi per finanziare la rinascita anche infrastrutturale dell’Italia post-Covid. 

Ma non intaccano, quelle promesse fatte a due mesi dalle elezioni regionali, la linea che aveva dettato il sindaco Mancinelli prima che il volto del presidente del Consiglio facesse capolino a sorpresa sui monitor della videoconferenza con il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli. «Dobbiamo tallonare il Governo e il ministero sui singoli passaggi, con una pressione mirata », aveva suggerito il sindaco agli altri soggetti intervenuti al confronto sull’Ultimo miglio e opere connesse proponendo di chiedere in una lettera «certezze sui tempi per la progettazione e sui fondi da assicurare». L’Ultimo miglio richiede finanziamenti per 99,6 milioni, per un bypass da 3,1 km destinato a collegare gli altri due segmenti della futura uscita Nord. Il Lungomare Nord, che ha già risorse economiche assegnate per 55 milioni e un progetto definitivo che attende il via libera finale dal Ministero dell’ambiente per andare all’appalto. E poi il raddoppio della variante alla statale 16 tra Torrette e Falconara, finanziato dall’Anas con 250 milioni e in attesa della conclusione degli espropri e della gara d’appalto prevista entro quest’anno. Il premier Conte ha promesso che il Governo incastrerà anche la tessera mancante, ma c’è da sperare che l’iter non si aggrovigli come già successo in passato. 


Dopo aver perso 13 anni nel faraonico progetto di Uscita Ovest, bocciato nel dicembre 2016 dall’allora ministro Delrio perché il partner privato batteva cassa (c’è ancora in piedi un ricorso al Tar della Passante Dorico contro la revoca) la strada verso l’Uscita Nord sembrava più lineare.

Invece non sono mancati intoppi da brivido. Come quando, nel gennaio 2018, il Consiglio dei lavori pubblici ha chiesto di svecchiare il progetto di raddoppio della variante, rifacendo le gallerie Orciani e Barcaglione. O quando, nell’ottobre scorso, l’Anas sembrava rimettere in discussione, per l’attraversamento dell’area in frana, la scelta di far passare l’Ultimo miglio a sud di Torrette, tanto che il sindaco Mancinelli dovette correre dal ministro De Micheli per farsi garantire che non si sarebbero persi mesi, se non anni. Altri?

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