Nuovi asfalti, ponti e rotatorie. E l’incompiuta brucia milioni

Nuovi asfalti, ponti e rotatorie. E l’incompiuta brucia milioni
Nuovi asfalti, ponti e rotatorie. E l’incompiuta brucia milioni
di Lorenzo Sconocchini
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Martedì 28 Luglio 2020, 05:25

ANCONA - Quanto costa un’incompiuta che si trascina da 17 anni? Più di quattro milioni di spese vive solo negli ultimi due. Impossibile monetizzare il valore dei disagi e dello smog sopportati dai residenti di Torrette, il quartiere anconetano attraversato dal traffico del porto. Difficile stimare nei bilanci la perdita di competitività dello scalo dorico causata dalla mancanza di un collegamento diretto con l’autostrada. Ma basta fare due conti per scoprire quanto il Comune di Ancona ha dovuto investire o prevede di spendere, solo dall’estate 2018 in poi, per la mancata realizzazione del bypass dal porto, un’opera attesa da più di trent’anni, inserita nel piano delle opere dell’Anas già dal 2003, ma ancora senza i finanziamenti (99,6 milioni) per realizzare l’Ultimo miglio che dovrà collegare, passando sul futuro lungomare nord, il porto allo svincolo di Torrette della variante alla statale 16, di cui pure è previsto e finanziato il raddoppio a quattro corsie fino a Falconara. Fino a quando non saranno mantenute le promesse del premier Giuseppe Conte («faremo l’Ultimo miglio», ha garantito giovedì scorso in videoconferenza con il sindaco Mancinelli) Ancona dovrà continuare a sobbarcarsi - bene che andrà per altri 4-5 anni - il traffico internazionale di merci tra il sud-est ed il centro-nord dell’Europa lungo una strada di competenza comunale, con tutti i costi economici ed ambientali che ciò comporta.


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Per tamponare questa situazione, davvero unica fra tutti i porti d’Italia di una certa dimensione, il Comune di Ancona ha cercato di adottare soluzioni provvisorie, sia per rimediare con interventi di manutenzione all’impatto sulle strade comunali del traffico portuale (circa 150mila tra tir e trailer e 1.189.441 passeggeri nel 2019), sia per adottare sulla direttrice porto-variante alla statatel 16 soluzioni che consentissero di snellire il passaggio di auto e tir provenienti dal porto o diretti alle banchine, fra rotatorie, cavalcavia e semafori intelligenti. Il risultato sono 4.166.000 euro tra spese già sostenute (come per la riasfaltatura della Flaminia dall’incrocio di Torrette verso il porto o la nuova rotatoria davanti al Mc Donald’s), stanziamenti in fase di appalto (la nuova via Mattei e il cavalcavia pedonale davanti all’ospedale) oppure programmati per un prossimo futuro, come la rotatoria tra via Metauro e via Conca. Gran parte di queste opere, quasi tutte, si sarebbero potute evitare se l’uscita dal porto di Ancona e il collegamento diretto con l’A14 fosse stata realizzata nei tempi previsti. L’apertura dei cantieri, secondo il cronoprogramma dell’Uscita a Ovest poi accantonata. prevedeva l’avvio dei cantieri nella seconda metà del 20012 e il completamento dei lavori per la bretella in 7-8 anni.

Dunque, massimo entro quest’anno il bypass doveva essere transitabile. Invece siamo ancora ai progetti, riveduti e corretti, e il traffico pesante continua a passare in città. Ne soffrono soprattutto i residenti di Torrette, il popoloso quartiere a nord attraversato da tir e auto di turisti. Per anni sono scesi in strada, organizzati in un comitato guidati dal compianto Eliseo Coppieri, arrivando a occupare in certe estati l’asfalto rovente con sdraio, ombrelloni e cartelli per fermare i camion e auto dirette al porto o di ritorno verso la variante alla statale Adriatica. Ma tutta Ancona, e anche chi ci capita da altre città, fa i conti con questa viabilità urbana intasata dal traffico del porto, dove basta un tamponamento per paralizzare tutto. Un gap di infrastrutture pagato anche dagli operatori portuali, perché la mancanza di una bretella di collegamento rischia di frenare i grandi investimenti previsti per Ancona dall’Autorità portuale nel bilancio di previsione 2020, compresi i 27 milioni per la banchina 27, un’opera attesa da 30 anni ma sbloccata solo nel gennaio scorso dal Tar dopo una disputa tra imprese appaltatrici che durava dal 2016. Un’infrastruttura capace di raddoppiare la capacità ricettiva delle merci in container nel porto dorico, che già l’anno scorso hanno toccato la quota record di 1.252.197 tonnellate.


Ma per affermarsi come hub dei container serve un’adeguata viabilità, come aveva ricordato di recente l’assessore al Porto Simonella in uno dei tanti passaggi tortuosi dell’iter per l’Ultimo miglio. «Gli armatori vogliono certezze sui tempi non solo da porto a porto, ma tra il cliente iniziale e il destinatario finale delle merci.

Quindi servono massima rapidità e certezza dei percorsi». Tra il porto e lo svincolo di Torrette, 7 chilometri scarsi, nelle giornate calde dell’esodo possono volerci anche tre quarti d’ora. Per questo Ancona, e tutte le Marche, non hanno più tempo per ascoltare promesse.

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