L’allarme delle marinerie marchigiane: «Dopo l'alluvione è crollata la vendita di pesce»

L allarme delle marinerie marchigiane: «Dopo l'alluvione è crollata la vendita di pesce»
L’allarme delle marinerie marchigiane: «Dopo l'alluvione è crollata la vendita di pesce»
di Mauro Giustozzi
3 Minuti di Lettura
Domenica 28 Maggio 2023, 04:15 - Ultimo aggiornamento: 12:13

ANCONA - Il gasolio che in questi giorni cala arrivando ai minimi nelle borse internazionali, ma che scende molto lentamente per le barche che devono approvvigionarsi. La manodopera per la pesca che non si trova in un quadro generale che vede la vendita del pesce in picchiata negli ultimi mesi.


Le imprese


Le imprese marchigiane della pesca e dell’acquacoltura, fino al prossimo 10 luglio, potranno presentare domanda per beneficiare delle compensazioni una tantum (670mila euro le risorse) messe sul piatto dalla Regione, per i maggiori costi sostenuti a causa della crisi Russa-Ucraina.

Questa è forse l’unica nota positiva del periodo, anche se quantificare quanto questa cifra potrà avere impatto su ogni singola azienda della pesca è impossibile. «Al momento non sappiamo l’entità della cifra, a chi spetta a chi no. Si stanno predisponendo le domande per partecipare a questo bando ma è troppo presto per capire che impatto potrà avere sull’intero settore - osserva Apollinare Lazzari, portavoce della marineria di Ancona -. Resta per il nostro comparto il problema degli elevati costi del gasolio, che ultimamente è sceso, ma resta su cifre importanti per la nostra attività. A questo va aggiunto che il prezzo del pesce è purtroppo in ribasso e in questa settimana ha anche inciso molto l’alluvione in Emilia Romagna. Le persone hanno sentito parlare di mare inquinato e, pur non avendo toccato le nostre zone di pesca, e questo ha condizionato la gente che ci pensa due volte prima di acquistare pesce fresco dell’Adriatico».


Le difficoltà


Un altro pesante handicap che viene segnalato da Lazzari è quello della difficoltà nel trovare manodopera. «Purtroppo non si trovano più italiani disposti ad imbarcarsi e fare i pescatori - prosegue l’esponente della marineria dorica -. Al punto che ci stiamo rivolgendo ad altre nazioni, in particolare al Senegal, per far arrivare lavoratori da poter imbarcare per sopperire a questa situazione».

Pure Francesco Caldaroni, della marineria di Civitanova Marche, lamenta le medesime difficoltà del collega anconetano, in particolare quella legata al calo della richiesta del prodotto sui mercati ittici nonostante i prezzi del pesce siano in discesa.

«Nel mese di maggio c’è stato un crollo verticale nella richiesta di pesce - sottolinea Caldaroni - e di conseguenza è calato anche il prezzo di vendita. Cosa significa questo? Che l’incasso delle barche diminuisce. Attualmente si viaggia sui 1200 euro per chi si imbarca da noi, quindi in molti sino allo scorso anno hanno preferito accedere al Reddito di cittadinanza e non si trova più personale per la pesca». Per rilanciare la vendita del prodotto locale, «sarebbe decisiva l’etichettatura del pescato in Adriatico centrale che darebbe al consumatore la certezza di acquistare pesce locale e non proveniente da Croazia, Tunisia, Marocco o Algeria».

© RIPRODUZIONE RISERVATA