ANCONA - Il gasolio che in questi giorni cala arrivando ai minimi nelle borse internazionali, ma che scende molto lentamente per le barche che devono approvvigionarsi. La manodopera per la pesca che non si trova in un quadro generale che vede la vendita del pesce in picchiata negli ultimi mesi.
Le imprese
Le imprese marchigiane della pesca e dell’acquacoltura, fino al prossimo 10 luglio, potranno presentare domanda per beneficiare delle compensazioni una tantum (670mila euro le risorse) messe sul piatto dalla Regione, per i maggiori costi sostenuti a causa della crisi Russa-Ucraina.
Le difficoltà
Un altro pesante handicap che viene segnalato da Lazzari è quello della difficoltà nel trovare manodopera. «Purtroppo non si trovano più italiani disposti ad imbarcarsi e fare i pescatori - prosegue l’esponente della marineria dorica -. Al punto che ci stiamo rivolgendo ad altre nazioni, in particolare al Senegal, per far arrivare lavoratori da poter imbarcare per sopperire a questa situazione».
Pure Francesco Caldaroni, della marineria di Civitanova Marche, lamenta le medesime difficoltà del collega anconetano, in particolare quella legata al calo della richiesta del prodotto sui mercati ittici nonostante i prezzi del pesce siano in discesa.
«Nel mese di maggio c’è stato un crollo verticale nella richiesta di pesce - sottolinea Caldaroni - e di conseguenza è calato anche il prezzo di vendita. Cosa significa questo? Che l’incasso delle barche diminuisce. Attualmente si viaggia sui 1200 euro per chi si imbarca da noi, quindi in molti sino allo scorso anno hanno preferito accedere al Reddito di cittadinanza e non si trova più personale per la pesca». Per rilanciare la vendita del prodotto locale, «sarebbe decisiva l’etichettatura del pescato in Adriatico centrale che darebbe al consumatore la certezza di acquistare pesce locale e non proveniente da Croazia, Tunisia, Marocco o Algeria».
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