Bianconi: «Non decidevo da solo
i finanziamenti di Banca Marche»

Bianconi: «Non decidevo da solo i finanziamenti di Banca Marche»
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Sabato 2 Dicembre 2017, 16:16
ANCONA -  «Non ero il dominus dei finanziamenti in Banca Marche». L’ex dg dell’istituto di credito chiamato in causa per il crac da 920 milioni di euro di conto in rosso, è passato al contrattacco ieri in aula davanti ai giudici del Tribunale di Ancona. L’occasione l’ha fornita non il processo principale per la bancarotta a carico di 16 ex vertici ma quello stralcio in cui è accusato di corruzione tra privati.

Secondo il pool di pm formato da Andrea Laurino, Marco Pucilli e Serena Bizzarri, il manager avrebbe favorito gli imprenditori Vittorio Casale e Davide Degennaro per finanziamenti e anticipi Iva, ottenendo in cambio cospicui vantaggi da un immobile nel quartiere dei Parioli a Roma intestato alla società Archimede 96 facente capo alla moglie Anna Rita Mattia e alla figlia Ludovica. Accuse respinte da Bianconi, apparso pacato, lucido ma battagliero. Il processo proseguirà il 4 dicembre. L’ex direttore generale, in Banca Marche dal 2004 al 2012, ha delineato la strategia difensiva: Bm, ha esordito, era una struttura complessa con 500 mila depositari e 100 mila affidatari, in cui non era lui a portare i finanziamenti all’approvazione del comitato esecutivo e al consiglio d’amministrazione. Le pratiche dovevano superare sette passaggi: dalle filiali competenti per le istruttorie, al capo area fino al vice dg Stefano Vallesi, responsabile area crediti, che per statuto, dal 2008 era competente. Quanto ad Archimede 96, Bianconi ha negato ogni intervento nella gestione e per il mutuo da 7 milioni erogato da Banca Tercas.

L’ex manager ha ‘allontanato’ anche i sospetti di pressioni per far assumere in Bm il figlio di un alto dirigente Tercas; ma anche per spingere alcuni finanziamenti, in particolare quelli appannaggio dei clienti più grossi. «Non vi erano pressioni sulla struttura - ha attaccato - Vallesi, che era un cerbero, avrebbe reagito anche in maniera violenta». Nel mirino dell’ex dg è finita la Fondazione di Macerata, una delle comproprietarie di Bm, colpevole secondo il manager di essersi opposta nel 2008, mentre Jesi e Pesaro erano favorevoli, alla cessione della banca a fronte di offerte fino a 3 miliardi di euro. Bianconi si è smarcato anche da Vallesi descritto comunque come una persona capace e moralmente integra, degna della sua «stima professionale e umana».
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