ANCONA Questo adesso è un porto sicuro, dove i migranti del mare possono toccare terra accolti da viveri e coperte, vaccini e medicinali, braccia aperte alla speranza. Ma per quasi vent’anni nelle banchine d’approdo sotto il colle del Guasco è andata in scena la drammatica rappresentazione di una Lampedusa silenziosa, dove quasi ogni giorno si dipanavano “Storie di questo mondo”, come raccontava in un film del 2003 il regista Michael Winterbotton, ripercorrendo l’odissea di due ragazzi partiti dal campo profughi di Peshawar in Pakistan per arrivare in Europa.
Curdi e afgani
Di parabole umane così, il porto di Ancona ne incrociava almeno duecento al mese, visto che fino a tutto il 2018 polizia di frontiera e guardia di finanza intercettavano tra i 2.300 e i 2.500 clandestini l’anno. Prima i profughi dell’ex Jugoslavia, poi iracheni di etnia curda, afgani, iraniani, cingalesi ed egiziani, figli di terre senza pace e senza fortuna. Cercavano di entrare in Italia avvinghiati ai semiassi o ai longheroni dei telai dei tir. Legati con le cinghie dei calzoni o aggrappati con la forza delle braccia e della disperazione. Ragazzi-ventosa che a volte morivano maciullati sotto le ruote di un camion, profughi morti di stenti e d’asfissia, intrappolati nella stiva di un traghetto sulla rotta Patrasso-Ancona. Storie quotidiane di vite sospese, almeno fino a quattro anni fa, prima che la rotta balcanica dei migranti piegasse più verso nord, preferendo la terra al mare e puntando al confine tra Slovenia e Italia, ai varchi di Trieste e Gorizia.
Sangue sull’asfalto
Tra le lattine di olive in salamoia
Viaggiavano sui traghetti nascosti tra le lattine di olive in salamoia. O stipati in 12 nel portabagagli di un pullman. Persino stretti in una gabbia di metallo coperta da grosse pietre, pagando un ticket medio di mille euro ai trafficanti di uomini. Poi, allo sbarco, si aggrappavano ai tir sperando di passare la frontiera. Ne arrivavano così tanti, di irregolari, che alla Polmare lavorava una squadra specializzata anti-clandestini, affiancata dalla Guardia di finanza e dal personale della Dogana. Sei per ogni turno, i poliziotti cercavano di combinare umanità e rispetto delle leggi sull’immigrazione. Adesso quella squadra non serve più. Di clandestini, nel 2022, ne hanno fermati sì e no una ventina, soprattutto con passaporti falsi, e l’ultimo arresto per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina risale all’estate scorsa. La Lampedusa silenziosa non è più qui e adesso i migranti non devono nascondersi.
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