ANCONA - Persa la chance di diventare la Capitale della cultura, il capoluogo ora cerca le risorse per affermare il suo ruolo. La crescita della città passa anche per commercio e turismo: l’accoglienza è la sfida da vincere.
Isabella Rocchetti, titolare della boutique Rivière in via degli Orefici: cosa suggerirebbe per potenziare l’appeal del centro?
«Riprogettarlo a misura d’uomo e di turista. Parlo da spettatrice, poiché vivo a Falconara, e da addetta ai lavori. Mi auguro che le belle idee proposte nell’ambito della candidatura di Ancona a capitale della cultura non vengano abbandonate. E spero che i progetti in cantiere vengano portati presto a termine, a partire dal Waterfront. Mi piacerebbe un’Ancona meno trafficata, più vivibile ed europea».
Da cosa partire?
«Dal piano parcheggi: va ripensato. L’abbiamo visto a Natale: nonostante le restrizioni per il Covid, il centro è stato preso d’assalto. Vanno trovate soluzioni per evitare di far arrivare le persone con l’auto dentro i negozi. Passeggiare è bello: abbiamo un lungoporto stupendo, peccato per la stazione marittima. Non andava abbandonata, spero venga riconvertita o recuperata».
Come rilanciare il commercio?
«Aiutando chi decide di aprire un’attività, ad esempio attraverso incentivi sugli affitti. Ci sono ancora troppi negozi sfitti: ogni vetrina spenta è un pugno nell’occhio. Li si potrebbe utilizzare per allestire mostre o esposizioni. E c’è da rivedere l’illuminazione dei vicoli: a mio avviso, l’atmosfera è un po’ troppo parigina. Ma prima di ogni altra cosa andrebbe cambiata la mentalità dell’anconetano».
Che intende dire?
«Lavoro qui da 6 anni, mi sono resa conto che c’è troppa negatività, si polemizza su tutto: l’anconetano dovrebbe essere più orgoglioso delle bellezze della sua città e valorizzarle. Ci vuole più amor proprio, a partire dal decoro urbano».
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