Boldrini: "Giovani e innovazione
I punti cardine della sfida"

Boldrini: "Giovani e innovazione I punti cardine della sfida"
di Maria Teresa Bianciardi
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Sabato 21 Febbraio 2015, 11:57 - Ultimo aggiornamento: 12:41
ANCONA - Torna nelle Marche appena può e ogni volta è un’emozione diversa, un incontro straordinario, un momento da segnare nel calendario di una regione che sta cercando di uscire dai propri confini e di guardare oltre. Questione di origini. Ma non solo. C’è tutta l’energia di una donna abituata ad affrontare a viso aperto ogni situazione - e soprattutto a risolverla - nell’attenzione che la presidente della Camera Laura Boldrini dedica a questa terra di borghi collinari e di città costiere, carica di storia e di tradizione, fertile e produttiva come poche altre.



Presidente Boldrini, un’altra bella giornata marchigiana: questa mattina la saluterà la campanella dell’istituto Savoia Benincasa di Ancona, una scuola all’avanguardia e d’esempio nazionale.



" Mi ha colpito l’impronta che la dirigente scolastica Alessandra Rucci ha voluto dare alla sua scuola. Una scuola con ben 1.200 ragazzi iscritti, che ha fatto dell’innovazione il suo fiore all’occhiello grazie a un approccio educativo veramente interessante. Gli studenti in classe sono stati abituati al confronto, all’esame critico: i temi affrontati con gli insegnanti vengono approfonditi nell’ottica di un dibattito. Ecco un istituto che prepara i suoi giovani a relazionarsi con l’esterno. Per questo motivo abbiamo contattato la preside e organizzato una visita durante la quale assisterò anche a una lezione di apprendimento attivo. Allo stesso tempo ho voluto non trascurare la realtà produttiva delle Marche, partendo proprio dall’aspetto identitario della nostra regione: l’agricoltura. E per questo prenderò parte all’incontro organizzato da Agrinsieme. Io sono cresciuta in campagna, ho imparato i ritmi della natura. La campagna che era fonte di reddito importante e che poi si è svuotata con l’arrivo dell’industrializzazione. Ma per le Marche la terra può essere la vera chiave di volta".



Tornare alle origini per uscire dalla crisi?



"Nelle Marche il sistema economico ha subito un colpo pesantissimo: si sono persi migliaia di posti di lavoro, è saltato quel modello imprenditoriale che per anni è stato un esempio nazionale. L’agricoltura è strategica per la nostra regione: forse non è stata valorizzata al meglio e per questo credo sia importante agire in fretta e mettere in campo tutte le sinergie necessarie per fare in modo che possa diventare strumento di rilancio e di crescita economica. La sfida adesso è globale e per vincerla bisogna puntare su qualità, innovazione e ricerca, anche in ambito agricolo".



I giovani, la tecnologia e la terra. Un connubio possibile?



"Mi piacerebbe vedere le Marche, così belle e inclini all’accoglienza, sempre più impegnate a coniugare questi tre elementi. Una vera e propria fucina di idee e di rinnovamento, dove i ragazzi possano trovare anche in agricoltura nuovi sbocchi occupazionali e gli imprenditori lo spazio ideale per realizzare i propri progetti in un ambiente ecosostenibile".



Sabato ha salutato il nuovo cardinale Edoardo Menichelli in Vaticano. Un marchigiano chiamato dal Papa a svolgere una delicata missione nella Chiesa cattolica.



"Don Edoardo ha sempre messo le questioni sociali al centro: la povertà, la vicinanza agli ultimi. Sono stata felicissima per la sua nomina e per quella di Francesco Montenegro, il vescovo di Agrigento. Ho avuto l’occasione di incontrare più volte entrambi sul terreno del loro impegno sociale a favore dei più bisognosi e dei migranti".



La forza della fede e il coraggio quotidiano: il suo incontro con Lucia Annibali.



" La prima volta ho voluto farle visita a casa sua, poco tempo dopo lo sfregio subito. Pensavo di trovarmi di fronte una donna piena di rancore e invece ho conosciuto una persona che era riuscita ad andare oltre il risentimento, con una grande serenità d’animo e che ha vissuto questa esperienza drammatica affrontando un percorso di consapevolezza. Lucia è una figura forte, bella, coraggiosa. Un vero esempio per tutti".



Dalle Marche a portavoce dell’Alto Commissariato per i Rifugiati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, poi l’elezione in Parlamento e la nomina a sorpresa alla presidenza della Camera. Il bilancio del suo impegno politico?



"E’ un’esperienza importante, che vivo come un grande onore e con grande senso di responsabilità. Nell’ultimo anno abbiamo fatto tante cose, a cominciare dalla riforma del personale che consentirà - per la prima volta nella storia della Repubblica - un risparmio, tra Camera e Senato, di 97 milioni di euro in quattro anni. Abbiamo tagliato il bilancio della Camera, riducendo le spese per 138 milioni, oltre al taglio di 32 milioni all’anno per l’affitto di alcune sedi della Camera ora dismesse. Siamo in dirittura d’arrivo per la riforma del regolamento interno. Abbiamo portato a casa risultati eccezionali sotto il profilo della sobrietà, ma anche in tema di apertura dell’istituzione ai cittadini: oggi la Camera comunica attraverso i social media ed è aperta alle visite dei cittadini anche di domenica per tante iniziative culturali: proprio di recente è stato proiettato il film il “Giovane favoloso”, con la partecipazione di Corrado Augias che ha introdotto Leopardi e del regista Mario Martone che raccontato l’entusiasmante esperienza del set marchigiano. E mi ha fatto piacere che in tanti siano venuti proprio dalle Marche. Ma la mia attività si svolge pure fuori del Palazzo, perché la distanza coi cittadini va colmata: nei fine settimana viaggio molto, poiché ritengo importantissimo il contatto diretto con il territorio".



Presidente Boldrini, in queste ore dove l’emergenza umanitaria è così drammatica, si rammarica di non essere in prima linea?



"L’esperienza che ho vissuto prima di entrare in Parlamento è il mio patrimonio interiore, è la bussola del mio operato. Cerco di portare avanti questo incarico con le modalità di sempre, puntando sulla mediazione e sulla capacità di ascolto per il bene comune. E i temi sui quali mi sono sempre spesa continuano a essere centrali anche nella mia attività di oggi. Convivenza civile, solidarietà con i più bisognosi, questioni di genere, crisi internazionali, flussi migratori sono questioni di cui mi occupo quotidianamente. Non sento affatto di aver abbandonato il campo".



Adesso l’incubo Isis sbarca in Italia assieme ai migranti che raggiungono le nostre coste in cerca di salvezza. E’ un allarme giustificato?



"La strategia di questo terrorismo è molto insidiosa, mira a creare paura e a rimettere in discussione le nostre garanzie e le nostre libertà: cedere su questo vuol dire avere perso la battaglia in partenza. Ci deve essere quindi unità di intenti con tutti i Paesi vittime di questa barbarie, dall’Iraq alla Libia, dalla Francia alla Danimarca. Il terrore che l’Isis sta diffondendo è qualcosa di clamoroso, i massacri che vengono compiuti sono impressionanti e non risparmiano nessuno. Dobbiamo quindi essere in grado di costruire una grande alleanza senza cadere nella trappola dello scontro religioso perché questo è fuorviante e divide: invece dobbiamo essere tutti compatti, realizzare un’alleanza globale perché la minaccia è globale. E poi allarghiamo il nostro sguardo, andiamo oltre: non possiamo pensare di essere l’unica nazione sotto minaccia. Il problema è mondiale".



Lei teme più la ferocia del terrorismo o la paura che innesca la miccia di una risposta armata?



"In questo momento è necessaria una cordata internazionale, non una crociata. La risposta all’Isis deve essere ben calibrata e ponderata, strutturata negli obiettivi e negli strumenti perché non si può pensare di uscire dal tracciato di legalità internazionale. Io credo che prima di tutto sia necessario utilizzare qualsiasi sforzo per addivenire a una soluzione di natura diplomatica e negoziale. La guerra non ha mai prodotto stabilità e sviluppo, dalla guerra non mi pare che siano poi venuti fuori scenari pacificati: l’Afganistan, l’Iraq e la stessa Libia sono esempi lampanti. Bisogna capire, prima di fare scelte radicali, quale sia l’obiettivo finale, come ottenerlo e qual sia la migliore strategia di uscita, perché altrimenti rischiamo di peggiorare la situazione. Spero che, per sconfiggere l’Isis, prevalgano lungimiranza e saggezza".
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