ANCONA - Una variante urbanistica «non sostanziale» dove basterà soltanto il via libera della giunta comunale di Jesi e non l’approvazione del Consiglio, perché la realizzazione del Centro di distribuzione logistica firmato Amazon rispetta le volumetrie di edificazione previste nel Piano regolatore e nel progetto Interporto. Ed eccola qui la struttura ipotizzata per accogliere nelle Marche il polo logistico del colosso di Seattle che dovrebbe andare a ricoprire un’area di 66mila mq, con un maxiparcheggio e zone destinate al verde.
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ECCO COME VERRA'
L’incontro
La variante è stata presentata dall’assessore Roberto Renzi del Comune di Jesi alla commissione consiliare Urbanistica e Lavori pubblici riunita proprio per fare il punto sulla vicenda: per la prima volta è stata mostrata la trasformazione di Interporto e la messa a terra di un’ipotesi progettuale che potrebbe portare ad un migliaio di nuove assunzioni nelle Marche. Il condizionale è d’obbligo, anche se lo sblocco di questa pratica potrebbe avere le ore contate dopo l’incontro in Regione con i tecnici del Palazzo ed un rappresentante della società che realizzerebbe materialmente il polo logistico del colosso dell’e-commerce. Ma ci sono ancora variabili che potrebbero portare ad una clamorosa marcia indietro su una proposta in grado di rivoluzionare il concetto di logistica con lo sbarco di Amazon nelle Marche. Intanto si attende che il Mite - il ministero della Transizione ecologica - dia il suo parere sulla Via, che è la Valutazione di impatto ambientale al progetto presentato.
L’iter
Una pratica che - secondo i bene informati - potrebbe essere evasa nel giro di breve tempo. Poi c’è la Soprintendenza di Ancona, che a giorni dovrebbe effettuare una integrazione sul parere (positivo) già rilasciato ed in cui si sottolinea che - parole dell’assessore Renzi - «l’impianto in oggetto non introduce elementi di impatto diversi da quelli già evidenziati con Interporto».
I dettagli
I dubbi del primo cittadino
«È passato oltre un anno dal momento in cui è stata depositata la variante - ha detto il primo cittadino -: era il settembre 2020. Poi la variante è stata rivista lo scorso giugno e da quel momento sono passati altri otto mesi. Temo che questa iniziativa non vada a buon fine anche se spero di sbagliarmi». Le motivazioni? Secondo Bacci la realizzazione del centro logistico sarebbe intralciata da un iter eccessivamente allungato nel tempo, ma non solo. «Il fatto che ci sia la necessità dell’assenso di tutti i privati con proprietà che insistono in quell’area e le continue richieste di modifiche alla variante avvenute nell’ultimo mese e mezzo - ha detto - rafforza la mia convinzione che questo progetto non riuscirà ad andare in porto. Ripeto, spero di sbagliarmi». Ma davvero potrebbe sfumare una simile opportunità per le Marche, in grado di generare occupazione e di attivare un sistema logistico tra i più sviluppati al mondo? Cosa accadrebbe nel caso in cui il sindaco Bacci avesse ragione? La realizzazione di questo progetto investe direttamente la politica e carica di responsabilità Interporto, società per il 96% di proprietà della Regione con un passato pesante alle spalle ed un futuro che si potrebbe chiamare anche Amazon. Mica bruscolini.
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