FABRIANO - Provoca, Francesco Casoli. «La colpa è mia». Il presidente della Elica, l’azienda fabrianese leader nella produzione di cappe aspiranti, su Amazon che lascia per sfinimento le Marche non si fa da parte. Anzi. «Colpa mia - ripete - che non ho capito».
Cosa?
«Ero assolutamente certo che la trattativa fosse chiusa.
Una colpevole distrazione, la sua?
«Certo. Così non ho avuto la forza di spingere su una occasione che sarebbe stata fondamentale per la nostra terra, la nostra regione».
Per i posti di lavoro che avrebbe potuto generare l’arrivo del colosso statunitense in una zona sfiancata sul fronte dell’ occupazione?
«Non solo. L’economia si alimenta per gemmazione. Viaggia veloce in diverse direzioni».
Traduca in pratica il concetto.
«Oggi, più di sempre, è essenziale avere competenze diverse sul territorio. Non bastano la meccanica, il legno e l’arredamento, le scarpe della nostra tradizione. Imprescindibile, per esempio, è acquisire conoscenze e pratica della logistica di ultima generazione. Avere qui un’azienda come Amazon significa che arrivano dirigenti, funzionari, operai specializzati. Trasmetto know-how, ci arricchiscono. Ripeto: l’economia si alimenta per gemmazione».
Ma il treno è passato, è perso. Ne è convinto anche lei?
«Sono stato abituato a non arrendermi, a non gettare la spugna. Un principio che applicherò anche in questo caso. Mai darsi per vinti e guai a farsi prendere troppo dal momento».
Mi perdoni, ma perché la più grande Internet company al mondo dovrebbe ripensarci dopo un negoziato fallito e tirato tanto per le lunghe?
«Perché ritengo che le Marche siano geograficamente strategiche. Al centro dell’Italia, un crocevia di direttrici che puntano in tutte le direzioni. La Quadrilatero ha velocizzato i collegamenti interni. Quindi, è vietato perdere le speranze».
Riassumiamo: la colpa è sua, mai gettare la spugna. Ma alla politica vogliamo riservare almeno un corollario?
«Non sta a me, non ho l’arroganza di puntare il dito contro nessuno. Dico solo che si devono prendere le proprie responsabilità. Basta con la rincorsa a chi ha l’ultima ragione».
Non ci va poi tanto delicato.
«È vero che come ti muovi c’è l’incognita dei controlli della Corte dei conti. Ma per realizzare progetti bisogna osare, il che significa assumersi i rischi e prendere delle decisioni. Lo ripeto innanzitutto a me stesso».
Insiste con l’assunzione di colpa.
«Come imprenditore, ex presidente di Confindustria e senatore, credo di non essere stato capace di trasmettere il messaggio fondamentale».
Quale?
«Avere sempre il coraggio delle scelte. Ciò che è mancato per concludere l’accordo con Amazon».