Alluvione, strage senza allerta meteo: morti, dispersi e sfollati per l'esondazione del Misa. I sindaci: «Nessuno ci ha avvisato»

Alluvione, strage senza allerta meteo: morti, dispersi e sfollati per l'esondazione del Misa. I sindaci: «Nessuno ci ha avvisato»
Alluvione, strage senza allerta meteo: morti, dispersi e sfollati per l'esondazione del Misa. I sindaci: «Nessuno ci ha avvisato»
di Lorenzo Sconocchini
5 Minuti di Lettura
Sabato 17 Settembre 2022, 03:40

Un’alba di sole illumina lo scenario di un’apocalisse d’acqua e fango, rischiara l’orizzonte dopo una notte passata a contare i morti e a cercare i dispersi, a compilare la lista di sommersi e salvati. Alla fine saranno 10 morti accertati e 3 dispersi, travolti dall’alluvione nell’entroterra senigalliese. Mattia, 8 anni, il più piccolo tra le vittime, era nell’auto con la mamma farmacista Silvia Mereu e risulta disperso.  Si sono trovati a passare su un ponticello di una strada secondaria di Arcevia proprio mentre arrivava l’onda di piena del fiume Misa, che ha trascinato via la loro vettura per 800 metri. I vigili del fuoco sono riusciti a salvare la donna, ma il bambino stato ingoiato dal torrente di melma, sfuggendo al disperato abbraccio della mamma. Tra i morti accertati c’è un’altra minorenne, Noemi Bartolucci, travolta dalla piena del Misa insieme alla mamma Brunella Chiù. L’altro figlio, Simone, si è salvato per miracolo, aggrappandosi a un grosso ramo.


La notte di veglia


Ancora il Misa, otto anni dopo l’alluvione del 3 maggio 2014, semina morte e devastazione, allaga il fondovalle nella tarda serata di giovedì, tracima nei comuni di Ostra, Barbara, Trecastelli e Castelleone di Suasa, dove abitavano le vittime, e poi tiene per una notte intera sveglia la città di Senigallia, dove poco prima di mezzanotte il fiume deborda tra i ponti che lo scavalcano in centro storico, allagando le vie del lungofiume e le piazze principali. La piena, che trascinava a valle rami e tronchi d’albero, ha rotto le balaustre in pietra del ponte Garibaldi e sormontato il nuovissimo ponte di via 2 Giugno, intitolato agli Angeli dell’8 dicembre, le vittime di un’altra tragedia che ha segnato questo territorio, la strage della Lanterna Azzurra di Corinaldo.


Proprio il Misa, che fino a pochi giorni fa era un rigagnolo smagrito, incapace di riversarsi in Adriatico per uno scalino di detriti che s’era formato sulla foce, l’altra sera s’è gonfiato a dismisura, raccogliendo precipitazioni eccezionali: 418 millimetri in 7 ore, di cui 350 in 4 ore, nel picco dell’ondata di maltempo, tra le 19 e le 23. Tanta acqua venuta giù dal cielo quanta in media ne scende in sei mesi. Il fronte del fiume, in poche ore, s’è allargato da due o tre metri fino a massimo di oltre 60, travolgendo tutto. A scatenare quel finimondo, lo scontro tra due masse d’aria, calda e fredda, sopra l’Appennino al confine tra Umbria e Marche, che ha innescato una serie di temporali auto-rigeneranti capaci di insistere per ore sullo stesso territorio, illuminando il cielo con migliaia di fulmini e scaricando a terra bombe d’acqua impressionanti.


La tempesta perfetta


Una tempesta perfetta, soprattutto perché nessuno l’aveva prevista. Non i bollettini di criticità idrogeologica e idraulica, diramati dal Centro Funzionale Regionale, non il messaggio di allertamento della Protezione civile diramato mercoledì, che per il giorno dopo - questo tragico 15 settembre che resterà nella storia delle Marche - aveva emesso solo un’allerta gialla per vento e temporali, valida per 24 ore, limitatamente alle zone 1 e 3 del territorio regionale, vale a dire l’entroterra montano delle province di Pesaro Urbino e Ancona.

Lì sono straripati fiumi e torrenti, facendo danni soprattutto a Cantiano, Sassoferrato e Arcevia, ma l’allerta meteo aveva lasciato fuori da qualsiasi avviso i territori che invece sono risultati più colpiti, quelli della media valle del Misa e del Nevola, dove si piangono le vittime dell’alluvione. Non era davvero prevedibile lo straripamento dei fiumi? Si è trattato di un evento così eccezionale da non essere leggibile dalle analisi meteo neanche con 24 ore di anticipo? Diversi sindaci, da Senigallia a Sassoferrato a Castelleone di Suasa, ieri lamentavano di non essere stati avvisati da un’allerta meteo adeguata. «Evento eccezionale e imprevedibile alla luce delle attuali conoscenze», si affrettavano ad assicurare ieri alla Protezione civile regionale, ma forse quelle domande saranno ripetute nell’inchiesta aperta dalla Procura di Ancona, per i reati di inondazione colposa e omicidio colposo plurimo. Come pure potrebbe interessare la magistratura capire cosa sia stato fatto negli ultimi otto anni per mettere in sicurezza il Misa, dopo i 4 morti dell’alluvione del maggio 2014, un disastro che ha portato al rinvio a giudizio di otto persone, tra cui due ex sindaci di Senigallia.


Le vasche d’espansione


Da trent’anni si aspettano le casse di espansione, per dare sfogo alle piene, ma le prime vasche entreranno in funzione nel 2023 a Bettolelle di Senigallia. Il risultato si è visto l’altra notte, quando i vigili del fuoco - accorsi con 380 uomini nelle zone alluvionate, coprendo più di 500 interventi - hanno dovuto salvare decine e decine di alluvionati scappati sui tetti delle abitazioni o arrampicati sugli alberi. Per portare in salvo molti anziani le squadre di soccorso hanno utilizzato gommoni da rafting. Alla fine saranno più di 150 gli sfollati. 

L'aiuto dalla Toscana

Per rispondere alla valanga di telefonate al numero unico d’emergenza 112, la Regione Marche ha dovuto chiedere aiuto alla Toscana. Pesanti ripercussioni anche sulla viabilità, con numerose strade dell’entroterra interrotte da frane, smottamenti e ponti crollati, il casello di Senigallia dell’A14 chiuso e la sospensione del traffico ferroviario sull’Adriatica da mezzanotte alle 7 e 30, con cancellazione e ritardi fino a 380’. L’alba di ieri, una giornata radiosa di sole e temperature estive, ha restituito in gran parte della provincia di Ancona, nell’entroterra Pesarese e nella zona nord del Maceratese un paesaggio sconvolto, con distese di acqua, grovigli di fango e su strade e ponti, tronchi d’albero sulla carreggiata, Senigallia e diversi comuni dell’hinterland semisommersi dallo straripamento del Misa, del Nevola e del Sentino. Interi terreni agricoli trasformati in paludi di acqua e fango, invasi da rami e tronchi d’albero, con danni alle colture e ai vigneti. Già di buon mattino, compresa la portata del cataclisma, sulle Marche si è riversata un’ondata di solidarietà, dal presidente Sergio Mattarella, che ha telefonato al governatore Acquaroli, al premier Mario Draghi, volato fino a Ostra. E si sta con il fiato sospeso. Per la giornata di oggi è stata diramata un’altra allerta meteo che annuncia forti precipitazioni e venti da tempesta in tutte le Marche. Allerta anche stavolta gialla, per rischio idrogeologico e idraulico. Pregando il cielo che basti.

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