ANCONA - Il Covid non risparmia le carceri marchigiane e, con il diffondersi della variante Omicron, si segnala l’aumento dei casi di positività in vari istituti. In alcuni casi si parla di veri e propri focolai, come quello esploso a Marino del Tronto due settimane fa. Il Garante regionale Giancarlo Giulianelli richiama l’attenzione sulla necessità di effettuare quanto prima le terze dosi e di prestare attenzione alla situazione sanitaria nei penitenziari.
I controlli
Un tema caldo, questo, che già da tempo presenta diverse criticità. «Sappiamo che lo sforzo comune messo in campo in tutti i settori per fronteggiare la pandemia è notevole e che le difficoltà sono altrettanto considerevoli. Il nostro auspicio è che anche per il mondo carcerario ci sia la dovuta attenzione. Questo per evitare che i problemi esistenti vadano ad acuirsi e per salvaguardare la salute dei detenuti e di quanti operano quotidianamente negli istituti penitenziari». Il Garante annuncia quindi la prosecuzione dell’azione di monitoraggio da remoto della campagna vaccinale «garantendo in questo modo una presenza costante e i colloqui richiesti dai detenuti, che non si sono fermati anche durante il periodo festivo». Il pericolo dei contagi nelle celle preoccupa anche i sindacati (Sappe, Osapp, Sinappe, Uilpa, Uspp, Cgil, Cisl e Cnpp) che, in una nota diffusa ieri, descrivono una «situazione d’emergenza» nel carcere di Montacuto.
Il caso
Così, in una lettera indirizzata al Provveditore di Emilia Romagna e Marche, si descrive una situazione fuori dall’ordinario: «Cosa ancor Più grave – prosegue la nota - è accaduta nella notte passata: riscontrati i primi due positivi al Covid-19, il medico di turno, abbandonando la propria postazione, è uscito fuori dall’istituto ed è andato nella propria auto per paura di contagiarsi, lasciando così la gestione della cosa alla sorveglianza generale, agli agenti di polizia penitenziaria e all’infermiera». I sindacati inoltre proseguono dicendo che: «il caposala e il medico in questa situazione grave si sono dimostrati tutt’altro che collaborativi con l’area sicurezza, rifiutavano di fornire i dispositivi di protezione individuale agli agenti che aiutavano gli infermieri durante i tamponi». Come soluzione chiedono «la chiusura in ingresso e uscita dell’intero istituto nonché dei colloqui visivi per fronteggiare l’espandersi dei contagi» perché «a nostra discrezione il servizio dei video-colloqui appare molto più funzionale data la situazione attuale». Infine «chiediamo un rifornimento di mascherine Ffp2 e Ffp3, tamponi antigenici “rapidi” e tamponi molecolari».
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