​Morani: "Racconto la mia malattia
per fare la legge sul fine vita"

​Morani: "Racconto la mia malattia per fare la legge sul fine vita"
di Lolita Falconi
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Mercoledì 1 Aprile 2015, 10:13 - Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 21:07
ANCONA - E’ rimasta molto colpita dal coraggio e dalla grande dignità con cui Emma Bonino sta affrontando la sua malattia.



“Chi mi conosce sa che qualche anno fa ho vissuto una storia analoga: mi sono ritrovata a 26 anni con una diagnosi di leucemia”.



Ora, a 39 anni, Alessia Morani, deputata del Pd e vince presidente del gruppo alla Camera, ha superato fisicamente la malattia, anche se le ferite dell'anima non potrà curarle nessuna medicina. Così ha deciso di fare outing. Ha voluto raccontare la sua storia con una finalità politica ben precisa: contribuire a riaccendere i riflettori sul tema del fine vita. Che attende una regolamentazione legislativa da anni. Decenni.



Morani, perché crede sia utile raccontare la sua storia di dolore?

Perché solo chi ha attraversato quella tragedia, chi ha vissuto fino in fondo quel dolore, può provare a dare un contributo nel dibattito che si è aperto sulla legge sul fine vita.



Come ha scoperto la sua malattia?

Avevo 26 anni. Da un po’ avevo febbre e perdevo peso. Facendo un’analisi è venuto fuori un valore sballato. Diagnosi: leucemia acuta mieloide.



Come ha affrontato la notizia?

Da lì è iniziato un calvario di tre lunghi, lunghissimi anni, trascorsi al Muraglia, l’ospedale di Pesaro, che ha uno staff di medici ed infermieri eccezionali e che è diventato la mia seconda casa. Mesi e mesi di chemioterapie, camere iperbariche, dolore, sofferenze atroci e la morte dietro l’angolo.



Come è guarita?

Non ho fratelli, i miei genitori non avevano una compatibilità tale da poter fare una donazione. Così i medici, i miei angeli custodi, hanno fatto un trapianto di cellule staminali autologhe, cioé mie. Sono uscita dall’ospedale che pesavo 36 chili. Quando rivedo le foto di allora mi si stringe il cuore, non riesco a spiegare a parole i sentimenti che provo...



Cosa le ha insegnato questa esperienza?

Ho visto, purtroppo, tante persone non farcela. Ho visto la forza della disperazione di chi non vuole abbandonare la vita ma è condannato. Ho visto, però, anche chi è condannato alla vita, ho visto malati martoriati con i farmaci, chemioterapie che ti devastano fino a trasformarti, ho visto un dolore disumano, ho visto chiedere pietà con gli occhi.



Esiste anche questo nelle corsie degli ospedali...

Sì, esiste anche questo. Una dimensione di non vita che rimane silenziosa, disperatamente silenziosa. Con me in ospedale c'erano i miei genitori che con la forza che sanno dare solo una mamma e un babbo mi hanno aiutata prima a sperare e poi a guarire.



Cosa aveva detto loro?

Entrambi sapevano che io non avrei voluto soffrire oltre ogni umana sopportazione se le cure non avessero dato gli esiti sperati, se io fossi stata senza speranza e incapace di decidere. Sapevano cosa avrei voluto. Perché esiste un confine tra ciò che è vita e ciò che non lo è più. In Italia manca una legge che consenta a ciascuno di noi di scegliere ed io vorrei dare la possibilità alle persone di poterlo fare. Per questo mi batterò perché si metta mano davvero ad una legge sul fine vita come hanno fatto in tanti paesi europei.



La vita è sacra...

Sono cattolica, credente e ogni tanto praticante., È vero, la vita è sacra ed io lo so bene...purché sia vita.
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