Aerdorica, scatta la procedura di licenziamento per 23 dipendenti

L'aeroporto Sanzio di Falconara
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di Martina Marinangeli
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Sabato 28 Dicembre 2019, 05:55
ANCONA Natale amaro per i dipendenti di Aerdorica. Ieri è stato comunicato dall’azienda l’avvio della procedura di licenziamento collettivo con l’individuazione di 23 esuberi. Una decisione già annunciata da tempo - e ribadita anche durante l’incontro con i sindacati lo scorso 20 dicembre - ma che ha comunque colto di sorpresa i lavoratori, un po’ per il numero elevato dei licenziamenti, un po’ perché non ci si aspettava che la bomba sarebbe stata sganciata durante il periodo festivo.
I margini di manovra
Le sigle sindacali si sono dette pronte a dare battaglia – nelle prossime ore sarà dichiarato lo stato di agitazione –, ma i margini di manovra se non per fermare, almeno per mitigare la procedura sono molto risicati. In una comunicazione di 8 pagine, l’amministratore delegato di Aerdorica Carmine Bassetti fa sapere che è stata ravvisata «l’indifferibile necessità di procedere al licenziamento di 23 lavoratori su un totale di 81 dipendenti, a causa della grave e persistente situazione di crisi in cui si trova l’azienda. Crisi che rende improcrastinabile, nell’ambito di un più ampio piano di ristrutturazione aziendale, un intervento sul costo del lavoro, peraltro imposto anche da precisi impegni assunti in sede Ue». Attualmente, l’organico di Aerdorica è composto da due dirigenti, 10 quadri, 48 impiegati e 21 operai. Tra questi, nel licenziamento collettivo sono previsti due esuberi nell’area amministrativa, uno in quella di sviluppo business, due in quella comprendente i settori infrastrutture, manutenzioni ed acquisti e 18 nell’area handling e security.
Le alternative
Nonostante l’utilizzo di ammortizzatori sociali come il contratto di solidarietà e la cassa integrazione straordinaria – iniziata lo scorso settembre ed in scadenza a fine febbraio –, e gli esodi incentivati per 15 dipendenti, il costo del lavoro continua ad essere troppo elevato ed è lo stesso amministratore a mettere nero su bianco il perché, sostenendo l’impossibilità di introdurre strumenti alternativi al licenziamento collettivo: «tali misure, seppur parzialmente efficaci, non risultano sufficienti a porre rimedio all’attuale situazione di profonda criticità, in cui alla ridotta mole di lavoro corrisponde una base occupazionale ampiamente sovradimensionata e, di conseguenza, non più sostenibile». Secondo i tempi dettati dalla procedura per il licenziamento collettivo, ora i sindacati hanno 7e giorni per chiedere all’azienda di convocare un incontro congiunto: da questo momento, scatteranno i 45 giorni per tentare di trovare un accordo tra le parti, puntando almeno a ridurre il numero degli esuberi.
L’iter
Se così non fosse, si dichiara il mancato accordo e si passa alla seconda fase della procedura, quella amministrativa, della durata di 30 giorni. Terminati i 75 giorni totali, anche in mancanza di accordo, l’azienda può procedere ai licenziamenti. La Regione, socio di minoranza con circa il 9% delle quote, si era detta pronta ad avviare un piano di politiche attive per la presa in carico degli esuberi e la loro ricollocazione, ma i sindacati chiedono maggior impegno. «Ci sono ancora sei mesi di cigs da utilizzare – fa notare la segretaria generale Filt Cgil Valeria Talevi –. L’impegno alla ricollocazione dei lavoratori non è stato mantenuto da parte di Regione ed è arrivato il momento che si trovino soluzioni adeguate». Sulla stessa linea il collega di Uil Trasporti, Giorgio Andreani. Roberto Ascani, segretario Fit Cisl, ha aggiunto che «occorre chiedere un immediato confronto alla società ed alla Regione per trovare soluzioni senza esuberi».
Martina Marinangeli 
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