Acquaroli e Giampieri, quei presidenti come cane e gatto e i mesi da separati durati troppo. Ecco cosa è successo tra i due

Francesco Acquaroli e Rodolfo Giampieri
Francesco Acquaroli e Rodolfo Giampieri
di Andrea Taffi
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Giovedì 15 Luglio 2021, 03:55

ANCONA - Nel polverone politico e nel gioco delle parti si fa fatica a districarsi. Adesso poi che volano gli stracci e che il porto ha subito il downsize dei finanziamenti del Mit, figuriamoci. Ci sono però degli elementi oggettivi su cui si potrebbero fare delle riflessioni per sintetizzare i possibili concorsi di colpa intervenuti e le zone d’ombra tra Francesco Acquaroli e Rodolfo Giampieri, due presidenti che non si sono mai amati tanto fino a diventare cane e gatto. Partiamo dall’inizio: dal 21 settembre scorso quando Acquaroli diventa governatore e sei giorni dopo scade la call del ministero per i candidati alla locale presidenza AdSP.

 
Domanda al centrodestra
Domanda per il centrodestra delle Marche e dell’Abruzzo: come mai nessuno dei tanti (commissari, neoconsiglieri regionali, analisti, spin doctor, parlamentari locali e non) si è accorto che c’era una poltrona strategicamente disponibile in cui bisognava mettere in corsa un elemento di alto profilo? Questo è il primo peccato originale della storia. 


Le schede light
Siamo nei giorni in cui il governo chiama le Regioni e chiede le schede dei progetti da valutare per il Recovery Plan in gestazione.

L’Autorità portuale manda le schede alla Regione e la Regione le invia al ministero. Ma chi segue i progetti? Perché sono progetti con le gambe un po’ corte, non maturi tecnicamente: chi segue e ne veglia a Roma il corso? Oggi la Regione dice: toccava al porto. Il porto dice: sono loro che dovevano spingere dopo che li avevano consegnati. Chi bazzica Roma non ha dubbi: riconosciuto che lo scorso autunno c’è stata grande confusione in questo palleggio, spetta ai presidenti di AdSp fare la fila alla direzione porti e alla struttura tecnica di missione Mit guidata dal professor Catalano. 


La scadenza del contratto
Siamo arrivati a cavallo della scadenza di Giampieri: filtra l’imboscata del Pd che fa finta di non sapere della candidatura di Carrabs. Giampieri indebolito cerca e ottiene sponde a Roma, dalla Lega a Fincantieri. Ma capisce che il ministro De Micheli lo ha “venduto” ai Cinque Stelle: non sta meglio FdI che si accorge di non avere “suoi” candidati. Evento disgraziato nella confusione, non di secondo piano: il segretario di AdSP Paroli finisce in malattia con un problema molto serio. Due mesi fuori: dicembre e gennaio. Per chi conosce le cose di Ancona sa bene che il livornese Paroli (ieri nel profilo lo abbiamo etichettato pisano: gli restituiamo i natali corretti) è una figura di spessore. 


Il ponte di Palazzo Chigi
Il 13 di gennaio quando sventola la prima bozza di Pnrr sul ponte di Palazzo Chigi, Ancona respira: c’è l’Ultimo miglio del porto. Risale il Covid verso la terza, tremenda ondata. Acquaroli viene risucchiato, Giampieri ottiene la seconda proroga, sine die stavolta per le norme Covid. Qui il secondo mistero: come sia stato possibile che il governatore delle Marche e il presidente dell’Autorità portuale si incontrino seduti il 19 febbraio, a 5 mesi esatti dal cambio di inquilino a palazzo Raffaello e 4 dalla nomina della giunta. Clamoroso. A febbraio sono già partite le gomitate a Roma per arrivare all’ultimo rettilineo in vantaggio per la presidenza.

A marzo c’è un secondo incontro Acquaroli-Giampieri, in Regione si inizia a parlare di cassetti vuoti al porto e il 23 Giampieri, nel dubbio, scrive ad Acquaroli e Marsilio: «Ritengo di condividere la forte preoccupazione - scrive - e la necessità di mettere in atto ogni iniziativa per assicurare il riconoscimento degli investimenti necessari». Tutto giusto ma è il 26 marzo: tardi. I governatori la ignorano, resterà lettera morta. E quando ad aprile dal secondo Pnrr va fuori l’ultimo miglio (per rientrare nel piano triennale, per fortuna) la frittata è ormai fatta. Il cerchio al contrario si chiude con la nomina di Africano e inizia la guerra per bande in Parlamento che affonderà l’ingegnere nato Cinque Stelle e diventato FdI. A ognuno le sue riflessioni. Alle Marche il suo decimo commissario dopo sei partiti e tre Confindustrie.

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