ANCONA Basterebbe dire che è l’unico capoluogo di regione al voto nelle Amministrative di maggio per far capire la portata della partita che si giocherà sul campo di Ancona. Una partita che valica i confini cittadini e regionali per proiettarsi direttamente sul palcoscenico nazionale, dove la chiamata alle urne di primavera rappresenterà un banco di prova sia per il Governo Meloni che per il nuovo Pd a guida Schlein. Per la neo eletta leader dem, partire con una sconfitta della candidata Ida Simonella nella roccaforte rossa capace di reggere fin qui all’onda d’urto della destra significherebbe iniziare decisamente con il piede sbagliato. Ma la rilevanza della consultazione elettorale in questione è forse ancora più sentita nel campo avversario, dove ci si gioca la partita della storia.
Modello Marche
Nel «modello Marche» - copyright della premier - è vietato sbagliare per il centrodestra, che per la prima volta vede come abbordabile lo scranno più alto di Palazzo del Popolo.
Niente vie di mezzo
Dunque o è jackpot o un orrore. Non ci sono vie di mezzo. Per questa ragione sono iniziate le grandi manovre su Ancona per riuscire nell’impresa di prendersi una città dove il Pd è rimasto primo partito anche nel disastro delle Politiche di settembre. Non pare dunque casuale l’attenzione particolare posta sul porto dorico, asset fondamentale per Ancona e bacino di voti capace di spostare gli equilibri elettorali. L’incontro di mercoledì a Roma tra Acquaroli ed il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi - e quello di ieri in Regione con l’altro viceministro al Mit Bignami sulla piattaforma porto-aeroporto-interporto - sembra inserirsi proprio in questa strategia. E il progetto su cui ci si è confrontati - quello della nuova penisola dove far attraccare i traghetti, con tanto risorse pari a 270 milioni per la sua realizzazione da inserire nella prossima finanziaria - rema in tal senso. Peraltro, il governatore ha scelto di tenere per sé la delega al Porto, conscio di quanto questa infrastruttura fosse importante non solo in chiave logistica - come ovvio - ma anche elettorale. Se vincesse Simonella, ogni buon risultato ottenuto sullo scalo sarebbe da dividere fifty-fifty con il Pd; viceversa, con Silvetti alla guida di Palazzo del Popolo, si tratterebbe di una vittoria in house per il centrodestra e, ancor più nello specifico, per FdI. Così, mantenere le redini di Palazzo Raffaello nel 2025 sarebbe più semplice. La partita della vita, si diceva, anche si tratta di “semplici” Amministrative. Perché il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo.