Acquaroli (Fdi), candidato governatore: «Grande occasione per le Marche»

da sinistra il deputato Francesco Acquaroli con Giorgia Meloni e il coordinatore regionale Fdi, Carlo Ciccioli
da sinistra il deputato Francesco Acquaroli con Giorgia Meloni e il coordinatore regionale Fdi, Carlo Ciccioli
di Lolita Falconi
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Sabato 28 Dicembre 2019, 09:25
FERMO «Abbiamo ben chiaro il percorso da compiere. Si parte dell’ascolto dei territori. Non faremo l’errore del centrosinistra: noi vogliamo coinvolgere e aggregare, con umiltà e visione». Francesco Acquaroli, deputato di Fdi e candidato designato alla presidenza della Regione da Giorgia Meloni, ha trascorso il Natale in famiglia a Potenza Picena, Comune di cui è stato sindaco fino al 2018. Capodanno? «Lo trascorrerò con degli amici, sempre nelle Marche, ovviamente».

L’aspetta un 2020 un po’ impegnativo. I sondaggi dicono che è favorito.
«Sono pronto».

Aveva già fatto la stessa esperienza cinque anni fa. È un veterano...
«Nel 2015 fu un’esperienza bella ed entusiasmante che aveva dato un risultato importantissimo. Correvo con Lega e Fdi, tutti ci davano per spacciati invece arrivammo terzi. Nel Maceratese addirittura secondi. Quello è stato il punto di partenza fondamentale di un progetto che è cresciuto e che oggi trova la sua concretizzazione con questa nuova sfida che ci attende».

 

Non teme di essere visto come una minestra riscaldata?
«No, assolutamente. È un’esperienza totalmente diversa, allora il centrodestra era diviso, invece oggi marcia unito nelle Marche come ne resto d’Italia».

Sgombriamo subito il campo da una questione: la cena di Acquasanta, quella del menu commemorativo della marcia su Roma. Come ci è finito lei?
«La realizzazione del menù presente a quella cena è stata un’iniziativa che non ha nulla a che fare con Fratelli d’Italia e che è stata presa senza averla condivisa con il partito. Noi non ne eravamo a conoscenza e abbiamo preso le distanze subito». 

Proprio non sapeva niente? 
«Né io né Fdi, gliel’ho detto».

Il Pd maceratese dice che lei non ha chiarito...
«La prima agenzia di stampa, all’indomani della cena, per prendere le distanze da quel menù, è stata la mia. E comunque non è che devo chiarire ogni volta che me lo chiede il Pd». 

Però è uno degli argomenti di questa prima tranche di campagna elettorale.
«È così perché la sinistra non ha argomenti e non potendo spiegare i fallimenti di questi anni cerca di spostare l’attenzione. E comunque sto pensando di tutelare la mia immagine visto che c’è chi continua a dire che ho condiviso e partecipato alla commemorazione della marcia su Roma. Lo provino, oppure basta con queste sciocchezze!». 

Fdi ha indicato lei come candidato. La Lega finora è apparsa freddina.
«Giorgia Meloni ha indicato il mio nome come candidato del centrodestra nelle Marche e ne sono orgoglioso. Come noi siamo leali in Emilia sono certo che la Lega e le altre forze di centrodestra saranno leali con noi nelle Marche».
Se dovesse vincere non sarà facile governare con un partito come la Lega che rischia di avere il triplo dei voti del suo partito.

«Come dice Salvini, ci candidiamo per risolvere i problemi dei marchigiani. Troveremo la quadra per dare risposte alle Marche. I punti di forza della coalizione saranno la competenza, la compattezza e il buonsenso. Il centrodestra ha un’occasione storica di vincere e governare. Non la sciuperemo». 

La fa facile.
«Dalla piazza di San Giovanni è venuta forte e unanime la richiesta di unità del centrodestra da parte del nostro popolo. Dobbiamo costruire una squadra forte e leale».

Il Pd ha gioito quando ha saputo che il candidato era lei e non Castelli. Che risponde?
«Non mi interessa, guardo ai problemi dei marchigiani».

I cinque problemi delle Marche?
«Tutti gli indicatori economici danno le Marche in forte arretramento e difficoltà. La Ricostruzione che non decolla è il problema dei problemi. L’entroterra vive una fase difficilissima. Poi ci sono i nodi su sanità, infrastrutture e lavoro. Soprattutto registro una persistente incapacità di fare sistema».

L’errore più grande di Ceriscioli?
«In questi anni è mancato il senso di squadra. Ceriscioli ha avuto la presunzione di avere risposte per tutti e tutto. È mancata coesione sociale e visione dei problemi nell’ottica di un progetto per il futuro. Il centrosinistra non ha avuto l’umiltà di mettersi alla guida di un progetto che unisse, in questi anni le Marche si sono disgregate ancora di più. La distanza tra nord e sud è cresciuta e si è creata una profonda frattura tra mondo reale e istituzioni. Tutto ciò ha alimentato i campanilismi e si è smarrita la visione comune». 

Come vi muoverete adesso?
«Inizieremo una campagna d’ascolto con tutte le forze politiche, i cittadini e le realtà produttive per scrivere insieme il programma che presenteremo alle prossime elezioni regionali di primavera. Sentiamo molto entusiasmo intorno, e abbiamo voglia di fare per la nostra Regione».
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