Aborto vietato in Usa, l'assessore regionale Giorgia Latini: «Tutelare la vita di donne e bambino»

Aborto vietato in Usa, l'assessore regionale Giorgia Latini: «Tutelare la vita di donne e bambino»
Aborto vietato in Usa, l'assessore regionale Giorgia Latini: «Tutelare la vita di donne e bambino»
di Maria Cristina Benedetti
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Domenica 26 Giugno 2022, 06:20

ANCONA - Non è in discussione la 194, per Giorgia Latini. Sulla legge, che nel ‘78 depenalizzò e disciplinò le modalità d’accesso all’interruzione di gravidanza, l’assessore regionale leghista alle Pari opportunità distilla i concetti. Fino a distinguerli: «Non devono essere confutate neppure le azioni che la politica intraprende per tutelare la vita delle donne e del bambino». 

 
La Corte Suprema statunitense, targata Donald Trump, riscrive la storia dell’America e manda in pensione il diritto all’aborto. Non trova che sia una decisione che fa passi indietro rispetto ai diritti inalienabili?
«Tecnicamente questa scelta torna ad attribuire l’autorità di regolarlo al popolo e ai rappresentanti eletti nei singoli Stati federati. Va inoltre ricordato che la dichiarazione universale dei diritti umani sancisce anche che quello alla vita spetta a ogni individuo. Mi perdoni...».
Prego.
«Non possiamo affrontare l’argomento secondo logiche da tifoseria».
Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, tuttavia, ha subito alzato le barricate: “La 194 non dev’essere toccata. Semmai dev’essere rafforzata nella parte relativa agli aiuti e all’assistenza delle donne”. Concorda?
«Certamente non devono essere lasciate sole, perché, concordemente con quanto ha affermato Matteo Salvini, sono loro a decidere. Ribadisco: non è in discussione la legge, ma non devono esserlo nemmeno le azioni che la politica intraprende per tutelare la vita delle donne e del bambino».
Non teme che le difficoltà che ancora insistono nella nostra norma - i tanti obiettori di coscienza negli ospedali e gli ostacoli per ottenere la pillola abortiva - possano minarla?
«La Costituzione tutela la libertà di esprimere le proprie convinzioni e opinioni anche pubblicamente, purché non siano in contrasto con il buon costume. La libertà di coscienza è garantita da molti documenti, in particolare dall’articolo 9 della Convenzione Europea». 
Dove vuole arrivare? 
«Al punto esatto dove l’obiezione di coscienza è costituzionalmente tutelata. Se vogliamo continuare a considerarlo al pari di altri diritti, va rispettato. Altrimenti dobbiamo ammettere che ci sono diritti e diritti, sperando sempre di essere dalla parte “giusta”».
Il portavoce del segretario generale dell’Onu, Stephane Dujarric, è stato lapidario: “Limitare l’accesso all’aborto non impedisce alle persone di cercare un’interruzione di gravidanza, la rende solo più mortale”. Si allinea?
«Se la questione è quella di contrastare l’orrore degli aborti clandestini siamo tutti d’accordo. Ma questo non ha niente a che vedere con l’interpretazione dell’aborto come unica forma di tutela dei diritti della donna e delle libertà».
Mi passi l’insistenza, ma le cifre rafforzano il concetto del tasso di rischio. Altissimo. Il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione afferma che nel mondo il 45% degli aborti non sono sicuri e che la capacità delle donne di controllare ciò che accade al proprio corpo sia legata allo status. Una discriminazione.
«L’ho ribadito più volte: il tema è la tutela della vita, in tutte le sue forme. Questo comprende anche saper mettere in campo azioni che aiutino a decidere se abortire o meno nella massima libertà e salvaguardia».
Un esempio sul campo? 
«Ho proposto che la nuova legge regionale per la famiglia contempli un coordinamento/cabina di regia e un fondo, funzionali a studiare soluzioni per coloro che, a causa delle difficoltà economiche, vedono l’aborto come unica via d’uscita».
Una prospettiva di bandiera. Nella destra europea il movimento femminista, che non è solo appannaggio della sinistra, è ampiamente rappresentato. Come pensa che reagirà?
«Onestamente è una questione che non mi sono posta.

Sono temi talmente importanti che ci richiedono molta riflessione. Sono questioni da sondare e non da sondaggi».

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