La pasta italiana, ecco le strategie
per far crescere l'export

La pasta italiana, ecco le strategie per far crescere l'export
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Mercoledì 20 Maggio 2015, 16:38 - Ultimo aggiornamento: 16:39
MILANO - Partiamo dal problema. La pasta italiana soffre, nel mondo ma anche a due passi da casa, una forte concorrenza. A volte sleale, legata all’applicazione di dazi e altre misure protezionistiche. D’altra parte la progressiva riduzione dei pastifici italiani - oltre 500 negli anni ’70, non più di 120 oggi, con i primi dieci a coprire oltre il 90% del mercato – e un debole sostegno del sistema Paese alle politiche industriali alimentari, hanno sensibilmente concorso nel tempo a scavare un solco, in termini di competitività, crescita e sostegno all’export, tra l’industria alimentare italiana e quella europea ed extra europea.



Per ovviare a questo problema, nell’anno di Expo, Governo Italiano e imprese produttrici lanciano un progetto di valorizzazione e tutela di uno dei prodotti simbolo dell’alimentare italiano. Nasce infatti, su impulso di AIDEPI – Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane, l’idea di istituire, con Decreto Ministeriale sottoscritto a firma congiunta del MIPAAF e del MISE, una “Cabina di Regia sulla Pasta” presieduta dai Ministri di questi Dicasteri e presentata oggi nello scenario internazionale della manifestazione fieristica IPACK-IMA, punto di riferimento delle eccellenze per il packaging del grain based food. “Il Governo ha raccolto con grande senso di responsabilità la nostra richiesta di avviare una pronta strategia integrata per valorizzare la pasta e la sua promozione all’estero, ringraziamo i ministri Guidi e Martina per aver concretizzato questa misura invocata da tempo – dichiara Paolo Barilla, presidente di AIDEPI. La pasta è un settore rilevante dell’economia italiana, ma rischiamo di cedere il passo ad aziende non italiane, che, supportate da politiche di governo incentivanti, hanno compresso la marginalità dei profitti e turbato la tenuta delle aziende pastarie italiane. Varie sono le concause del fenomeno, ma certamente la generalizzata crisi dei consumi, la stretta creditizia e l’elevata capacità produttiva installata inespressa, pari al 33% circa.”



I fattori frenanti della crescita: concorrenza sleale, dazi antidumping, mode low carb… L’iniziativa voluta da AIDEPI e sostenuta da MISE e MIPAAF arriva per cercare di dare una risposta a un problema di concorrenza che si sta diffondendo anche a pochi chilometri da “casa”. In Europa, il principale mercato di riferimento, bisogna infatti fare i conti con la competitività economica di prodotti locali. Come in Francia, per esempio, dove si vende molta pasta spagnola, ma di qualità inferiore rispetto a quella italiana. Mentre in altri Paesi sviluppati, l’incidenza delle diete low carb penalizza inevitabilmente il nostro prodotto nazionale e, in generale il modello alimentare italiano. Diverso invece è il discorso di mercati emergenti come Cina, Russia, India o Paesi arabi, dove il made in Italy non ha perso il suo valore. Ma i problemi sono strutturali: in Russia, l’export di pasta risente della complessa situazione socio-politica; in Cina mancano canali stabili e continuativi. Mentre negli USA i dazi antidumping stanno penalizzato le aziende italiane e le potenzialità di un mercato ancora ricettivo.




Ecco in che modo la pasta diventerà una filiera sempre più integrata e competitiva La Cabina di Regia persegue le finalità della promozione e del sostegno della competitività dell’intera filiera della pasta, favorendo processi di aggregazione dell’offerta della materia prima, anche al fine di aumentare le garanzie sugli stock complessivi. Si prefigge inoltre l’obiettivo di individuare strategie di valorizzazione della capacità produttiva inespressa del settore, di potenziamento delle esportazioni e di redistribuzione sull’intera filiera del valore aggiunto creato. Tramite accordi di filiera, verranno previste strategie di sostegno alle coltivazioni di grano duro di qualità e di potenziamento della competitività della pasta italiana rispetto agli emergenti competitor stranieri a difesa e valorizzazione della pasta come simbolo del Made in Italy alimentare, esportabile a livello nazionale a tutti i settori. L’attrazione dei fondi comunitari destinati al settore nella programmazione 2014-2020 e di ulteriori fondi nazionali e comunitari per iniziative promozionali a supporto della produzione e dell’esportazione della pasta completa infine – insieme all’identificazione di progetti per l’innovazione industriale sulla Bioeconomia nell’ambito del master-plan “Agenda Italia 2015” - il quadro degli obiettivi del progetto.



Siamo primi al mondo: 2 milioni di tonnellate esportate (+3,6%), valgono 2 miliardi di euro Questa iniziativa arriva per sostenere un settore che continua a mantenere, in ogni caso, il suo primato globale. Oggi siamo i campioni della pasta nel mondo. Siamo il Paese con il maggior consumo procapite, circa 26 kg. Esportiamo (elaborazioni AIDEPI su dati ISTAT 2014) il 57% della nostra produzione nazionale – circa 2 milioni di tonnellate per un controvalore di 2 miliardi di euro, +3,6% - contro il 52% di 5 anni fa, il 47% del 2000... e il 5% del 1955. E quota 60% non è così lontana, anche se già ci sono pastai italiani che esportano oltre il 90% della produzione. Senza contare che la pasta fa anche da volano al consumo di prodotti tipici del primo piatto all’italiana come pomodoro, olio e formaggio. Che le aziende cominciano ad esportare con il proprio marchio, divenendo di fatto delle autentiche promotrici della Dieta Mediterranea nel mondo.



Una nuova esigenza: creare nuovi prodotti adatti alle culture di Paesi “lontani”… Ma visto che gli stili alimentari e le culture gastronomiche sono diversi ad ogni latitudine, molte aziende si stanno adeguando introducendo alcune novità che servono a presidiare mercati che altrimenti risulterebbero di difficile penetrazione per la nostra pasta (vedi dossier).
Tra le tendenze globali degli ultimi anni, la diffusione di formati “maxi” tipicamente italiani, come paccheri, conchiglioni & co; la sperimentazione di preparati alimentari con impasti alternativi, o arricchiti di minerali, vitamine o “superfoods” (bietola rossa, rosmarino, fagioli, farina di canapa, ecc), la pasta a rapida cottura, più ricca d’acqua rispetto alla pasta comune e pronta in 4 minuti. E prodotti pronti già confezionati con il loro condimento, da cuocere nel wok (per conquistare la Cina) o “risottati” in pentola, per gli americani che non amano utilizzare due recipienti per bollire la pasta e preparare il sugo. Più trasversale la richiesta di pasta gluten free di qualità.
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