Olio e vino solo in bottiglie di vetro: ecco
che rischi si corrono con confezioni diverse

Olio e vino solo in bottiglie di vetro: ecco che rischi si corrono con confezioni diverse
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Mercoledì 1 Febbraio 2017, 15:18 - Ultimo aggiornamento: 5 Ottobre, 16:45
Olio e vino sono alla base della dieta mediterranea e fanno molto bene, purché siano nelle bottiglie di vetro. Il vetro rappresenta un packaging insostituibile per mantenere il gusto, preservare le sostanze importanti per la salute e per isolarli dagli agenti esterni evitandone l’ossidazione e prolungare così la loro “shelf life”.

Senza contare, poi, i benefici per l’ambiente. E' quanto emerge da due ricerche realizzate rispettivamente dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa e dal Dipartimento di Scienze e Innovazione tecnologica dell’Università del Piemonte Orientale – Alessandria.

“I vini e gli oli di qualità - spiega Marco Ravasi, Presidente della sezione contenitori in vetro di Assovetro - trovano da sempre nel vetro la ‘custodia’ migliore". E i numeri confermano questa preferenza. "Basti pensare che nel solo primo semestre del 2016 sono state esportate 124 milioni di bottiglie di vini frizzanti, a dimostrazione anche che il sistema agro-industriale vino-olio e vetro è molto importante per il Paese e vale alcuni punti di Pil. Da non dimenticare poi la dimensione ambientale delle bottiglie in vetro, ormai riconosciute da tutti quale esempio virtuoso del paradigma dell’economia circolare” conclude Ravasi.

Più antiossidanti naturali, minori concentrazioni di nichel, un contenuto maggiore di sostanze volatili che accentuano gusto e profumo. Queste alcune delle “proprietà” delle bottiglie in vetro scuro per conservare l’olio. Nella ricerca realizzata da Emilio Marengo del Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica Università del Piemonte Orientale – Alessandria sono stati studiati campioni di olio extravergine imbottigliato in diversi contenitori: bag-in-box, bottiglia di polietilentereftalato (Pet), latta, bottiglia di vetro chiaro e di vetro verde Uvag.

I risultati hanno evidenziato in particolare che il contenuto di quercetina (importante antiossidante naturale) diminuisce progressivamente nel tempo in tutti i contenitori, ma la diminuzione è meno marcata nei campioni conservati nel vetro verde Uvag.

Per quanto riguarda i metalli, zinco e nichel presentano concentrazioni diverse a seconda del tipo di contenitore: la concentrazione del nichel, un metallo allergenico e tossico, risulta maggiore nei campioni conservati nella latta e nel bag-in-box, mentre quella dello zinco, un micro-elemento essenziale, presente in svariati enzimi, risulta maggiore nel vetro verde Uvag.

La ricerca ha riguardato anche il profilo volatile, cioè l’aroma o profumo, che deriva dall’insieme di numerose sostanze chiamate “osmofore” (ne sono state individuate 104) che sono in grado di caratterizzare la freschezza, la genuinità e la qualità di un alimento. L’analisi condotta ha sottolineato che i contenitori di vetro hanno un contenuto di composti volatili maggiore rispetto agli altri, indice che si mantiene più a lungo la ricchezza iniziale del profumo.

Quanto al vino è sempre la bottiglia di vetro chiusa con un turacciolo di sughero, meglio se conservata in posizione orizzontale, ad assicurare la miglior conservazione nel tempo e a preservare il benefico effetto sulla salute. Questo, in sintesi, il risultato della ricerca compiuta da Gianpaolo Andrich del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell’Università di Pisa.

L’indagine ha esaminato tre tipi di contenitori (bag in box; tetra brik, bottiglie di vetro), quattro tipi di vino di diversa sensibilità all’ossidazione (un bianco, un rosè, un rosso novello e un rosso strutturato), quattro tipi di chiusura (sughero, materiale polimerico, a corona, a vite) e varie temperature di conservazione.

Dalle analisi emerge che i quattro vini hanno fornito risultati del tutto sovrapponibili e che al diminuire del volume del contenitore utilizzato, tende ad aumentare il rapporto che intercorre tra la superficie esposta al trasferimento di materia (O2) e il volume del vino in questo contenuto: a risentirne di più sono il bag in box e il tetra brik.

Per quanto riguarda la sensibilità all’ossidazione è il bag in box a presentare i risultati peggiori (maggiore permeabilità all’aria esterna); questo giustifica il limitato tempo per la conservazione di un vino (1 anno suggerito dagli stessi produttori di questi contenitori).

I contenitori realizzati in tetra brik hanno evidenziato una sensibile resistenza alla diffusione dell’ossigeno, ma comunque inferiore a quella offerta dal vetro. Poiché evidenzia la più ridotta permeazione dell’ossigeno, il vetro, quando munito di chiusure adeguate, appare quindi il contenitore più adatto a preservare il vino dall’ossidazione.

Quanto all'impatto sull'ambiente, oggi le bottiglie sono molto più leggere di un tempo (le bottiglie di vino hanno ridotto il loro peso del 12%negli ultimi 10 anni), richiedendo quindi minor consumo di materie prime, di energia e, di conseguenza, producendo minori emissioni di CO2.

L’utilizzo di rottame per la produzione di contenitori è stato quantificato nel 2016 in un risparmio energetico di circa 318 milioni di metri cubi di metano (il consumo medio annuale di una città come Genova).

Attraverso l’utilizzo del rottame si evitano l’estrazione di materie prime tradizionali (sabbia, carbonati, soda, etc.) per circa 3.050.000 tonnellate e le emissioni in atmosfera di 1.875.000 tonnellate di CO2 equivalenti.
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