Ussita, lo sfogo di Romina: «La ricostruzione della mia casa bloccata dal rischio idrogeologico»

Ussita, lo sfogo di Romina: «La ricostruzione della mia casa bloccata dal rischio idrogeologico»
Ussita, lo sfogo di Romina: «La ricostruzione della mia casa bloccata dal rischio idrogeologico»
di Giulia Sancricca
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Domenica 28 Maggio 2023, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 12:16

USSITA -  «L’Ufficio sisma non può istruire il progetto di ricostruzione in una zona a rischio idrogeologico, ma in quella stessa zona le case che non sono state danneggiate dal terremoto continuano a essere agibili».

È uno dei paradossi della ricostruzione e della burocrazia. E Romina Cecola, dipendente del Comune di Ussita, con la sua storia lo rappresenta a pieno. È proprietaria di una abitazione inagibile che insiste sull’area con vincolo R4 (a grave rischio idrogeologico). Il progetto di ricostruzione di quella che per lei è la sua prima casa non può essere accolto proprio a causa del rischio che da vent’anni non è mai stato mitigato. 

Ma lei, come altre decine di cittadini, vive in affitto a pochi metri dalla sua abitazione inagibile. «Io e tanti altri - dice - almeno un centinaio di proprietari di immobili, per non parlare di strutture comunali come la piscina e il palazzetto del ghiaccio, non riusciamo a presentare il progetto di ricostruzione degli edifici danneggiati dal sisma perché il Consorzio di bonifica non chiude lo studio di fattibilità della mitigazione del rischio idrogeologico. Ho presentato il progetto della mia abitazione a dicembre 2021, ma l’Usr ha risposto che non poteva essere nemmeno istruito».

E se la situazione si fosse presentata solo nel 2021 forse ci sarebbero state delle attenuanti. Ma in realtà risale a molto tempo prima. «Nel 1999, l’acqua che scende dai canaloni della montagna allagò l’area che, tre anni dopo, venne dichiarata R4. Sono passati vent’anni - ricorda Cecola -, con un terremoto di mezzo, ma la situazione non è cambiata e ora una vasta parte di Ussita rischia di non essere ricostruita». A fare rabbia ai residenti - ma anche agli amministratori visto che il sindaco Silvia Bernardini è più volte intervenuto sul tema per chiedere una soluzione repentina - è il paradosso che distingue le case agibili da quelle inagibili.

«Lavorando in Comune - racconta Cecola - subito dopo il sisma era difficile fare la pendolare non avendo più la mia casa agibile, così, per evitare di attendere le Sae, ho preso una sistemazione in affitto a pochi metri dalla mia.

E ora mi trovo a vivere in una zona dove la legge mi impedisce di ricostruire casa mia perché ritenuta pericolosa. Non solo: la mia vicina di casa, a 20 metri da me, con il sisma ha avuto dei danni lievi in quella che per lei è la seconda casa visto che abita a Roma. Lei ha potuto comunque sistemarla e riavere l’agibilità. Perché la norma - conclude - non distingue solo le case agibili da quelle inagibili. Ma anche l’inagibilità lieve da quella grave. Per la mia casa, che deve essere demolita e ricostruita, la norma è più stringente». 

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