La bellissima storia di Elisa e Giovanni, sposi da 70 anni: «Amore sbocciato in campagna»

La bellissima storia di Elisa e Giovanni, sposi da 70 anni: «Amore sbocciato in campagna»
​La bellissima storia di Elisa e Giovanni, sposi da 70 anni: «Amore sbocciato in campagna»
di Marco Pagliariccio
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Domenica 8 Gennaio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 08:59

TREIA - Una cerimonia con i familiari più stretti, un pranzo per stare insieme ma sempre all’insegna della sobrietà. Hanno festeggiato così Giovanni Giorgi, 95 anni, ed Elisa Prosperi, 90 anni, che al santuario del Santissimo Crocifisso hanno rinnovato la loro promessa di fedeltà festeggiando (con qualche tempo di ritardo, visto che il traguardo è stato tagliato nel 2022) i loro 70 anni di matrimonio. Una storia d’amore lunga oltre tre quarti di secolo, perché se ai sette decenni con la fede al dito si aggiungono i precedenti sei anni di fidanzamento, si raggiunge un traguardo che per i tempi moderni sembra siderale: 76 anni insieme. 

 
Dopo la cerimonia, la festa si è conclusa all’agriturismo Villa degli Ulivi, a Torre di Cingoli, ma stavolta in forma più ridotta rispetto alla grande festa che era stata messa in piedi per i 50 anni: 13 persone, non di più, con il figlio Giuseppe e la nuora Anna Maria, i nipoti Manuel, Michela, Franca, Caterina, Jacopo, Valentina e il pronipote Alex. E anche frate Luciano Genga, che ha officiato la cerimonia. «Ci ha detto che non aveva mai incontrato una coppia arrivata a 70 anni di matrimonio e che teme di non vederne altre, visti i tempi che corrono. Il nostro amore è sbocciato in campagna», scherzano Giovanni ed Elisa, affaticati dagli acciacchi dell’età ma ancora pimpanti e in buona salute. Un amore sbocciato quando l’Italia, e ovviamente anche il Maceratese, erano ancora in macerie dopo la fine della Seconda guerra mondiale: è il 1946, Giovanni ha poco più di 18 anni, Elisa non ne ha ancora 14. «Erano mezzadri entrambi, all’epoca più o meno tutti lavoravano nei campi – racconta il figlio Giuseppe – parlare di fidanzamento all’epoca era ben diverso da come lo pensiamo oggi. Mia madre e la sua famiglia vivevano in un terreno vicino al confine con Appignano, mentre mio padre ha sempre vissuto a Chiesanuova. Coincidenza peraltro ha voluto che mio padre e suo fratello abbiano conosciuto mia madre e sua cugina e si siano poi entrambi prima fidanzati e poi sposati. La loro vita è iniziata in campagna ed è sempre stata nei campi, prima come mezzadri e poi con un’azienda e terreni propri. Una vita normale, senza fronzoli». 
Un lunghissimo percorso mano nella mano e il frutto del loro amore è stato Giuseppe.

Una rarità per un’epoca come la loro avere un solo figlio, ma anche una scelta precisa. «Non hanno avuto una vita facile e nell’oro – spiega Giuseppe – mio padre diceva sempre che nella sua famiglia, con padre, madre e quattro fratelli, si doveva lottare ogni giorno per portare la pagnotta a casa. Così, dopo che sono nato io, decisero di non avere altri figli. Non volevano che soffrissi come avevano sofferto loro, avendo affrontato un periodo difficile come quello in cui erano stati giovani loro». 

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