Controlli in un ristorante di sushi, disposto il sequestro preventivo. Sanzioni per 60mila euro, 4 lavoratori in nero

L'operazione
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di Benedetta Lombo
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Sabato 15 Maggio 2021, 05:50 - Ultimo aggiornamento: 16 Maggio, 10:57

TOLENTINO - Ristorante sushi da incubo: scarsissima igiene nel locale, prodotti ittici senza tracciabilità, nessuna misura anti Covid presa e più della metà dei lavoratori in nero. Il controllo andato avanti per ore ieri si è concluso con il sequestro di 150 chili di prodotti e preparati ittici, l’emissione di sanzioni (tra amministrative e penali) per oltre 60.000 euro, la denuncia della titolare e la chiusura del locale che è stato anche posto sotto sequestro preventivo.

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Questo è l’esito degli accertamenti eseguiti allo Sweet Sushi di Tolentino in via Cristoforo Colombo dai carabinieri della locale Compagnia guidata dal capitano Giacomo De Carlini, insieme agli agenti della polizia locale, ai carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro di Macerata e del Nas (Nucleo antisofisticazione e sanità) di Ancona. 
I controlli sono iniziati a ora di pranzo e alle 18 i militari erano ancora impegnati nella redazione degli atti, dalle verifiche effettuate infatti è emerso di tutto, in primis le scarse condizioni igieniche nel locale.

Il Nas ha sequestrato prodotti ittici e preparazioni gastronomiche a base di prodotti ittici per un totale di 150 chili, il cui valore commerciale stimato all’ingrosso è pari a 3.000 euro, i prodotti mancavano di ogni requisito igienico e della tracciabilità. Non solo. I militari del Nas hanno elevato anche tre contravvenzioni per un totale di 4.500 euro per irregolarità nella sanità, salubrità degli ambienti e sanificazione. Ancora. Visti lo stato del ristorante e la scarsissima igiene accertata, il locale sarà segnalato anche all’Asur di Macerata per far sì che venga riaperto solo dopo il ripristino di un livello igienico adeguato ad ospitare la clientela.


Al momento dell’accesso nel ristorante sono stati trovati sette lavoratori, tutti stranieri e, da quanto verificato dai militari dell’Ispettorato del lavoro, dei sette, quattro erano in nero. In questo caso, siccome la percentuale dei lavoratori in nero supera il 20%, oltre alla maxi sanzione prevista per il lavoro nero (ovvero 3.600 euro per ogni lavoratore in nero, in questo caso la sanzione complessiva ammonta a 14.400 euro) è stato emesso anche un provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale. A questo punto la titolare, per riaprire il ristorante, dovrà mettere in regola i quattro lavoratori trovati in nero, pagare la maxi sanzione di 14.400 euro e, in virtù della sospensione, dovrà pagare un’ulteriore sanzione di 2.000 euro per ottenere l’idoneità a poter riprendere l’attività. 

Ma i guai per la titolare non sono finiti. I carabinieri dell’Ispettorato del lavoro hanno comminato anche 40.000 euro di ammenda per sei gravi violazioni sulla sicurezza e l’igiene: all’interno del locale non era stata applicata alcuna norma sulla sicurezza sul lavoro, i lavoratori non avevano seguito alcun corso di formazione e, tra le altre cose, non era stato nominato un coordinatore per la sicurezza. La titolare, una donna di etnia cinese, è stata quindi denunciata a piede libero, mentre il locale è stato chiuso e sottoposto a sequestro preventivo. Il locale etnico è stato anche chiuso per la mancata applicazione del protocollo anti Covid (che prevede la chiusura temporanea per cinque giorni e 400 euro di contravvenzione) con contestuale segnalazione in prefettura.

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