Tolentino, accusate di maltrattamenti a un’alunna disabile: a processo insegnante e assistente

Tolentino, accusate di maltrattamenti a un’alunna disabile: a processo insegnante e assistente
Tolentino, accusate di maltrattamenti a un’alunna disabile: a processo insegnante e assistente
di Benedetta Lombo
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Sabato 24 Settembre 2022, 05:40 - Ultimo aggiornamento: 08:07

TOLENTINO - Maltrattamenti a un’alunna con disabilità, lunedì si aprirà il processo a carico dell’insegnante di sostegno Alessia Cingolani e dell’assistente di sostegno dipendente di una cooperativa Marta Morroto. Per loro infatti la Procura aveva chiesto il giudizio immediato e il giudice per le indagini preliminari Claudio Bonifazi ha fissato la data per l’apertura del processo.

Lunedì in aula ci saranno il pubblico ministero titolare del fascicolo, il sostituto procuratore Rita Barbieri, i difensori delle due 41enni, i legali Diego Casadidio e Nicola Piccinini per Cingolani e il legale Renato Coltorti per Morroto, ed eventualmente le due imputate. 
 

Il caso

Il caso era scoppiato lo scorso maggio quando l’insegnante e l’assistente di sostegno finirono agli arresti domiciliari con l’accusa di maltrattamenti aggravati su un’alunna minorenne con problemi di autismo.

A segnalare comportamenti anomali sulla studentessa era stata qualche mese prima (a marzo) una tirocinante e da quel momento scattò l’indagine che ha visto impegnati i carabinieri del Norm di Tolentino guidato dal tenente Federico Pellegrini insieme ai colleghi del Reparto operativo di Macerata, comandato dal colonnello Massimiliano Mengasini. Furono eseguite intercettazioni ambientali e installate telecamere nascoste per verificare cosa accadeva in aula. «Quotidianamente – evidenziarono successivamente i militari – la giovane è stata destinataria di insulti, urla, minacce e schiaffi e sottoposta a continue umiliazioni, fino allo scherno per le difficoltà connesse alla disabilità. Accusata di essere bugiarda, anche nel richiedere di andare in bagno, le veniva chiesto di mettersi seduta e attendere. In una circostanza la giovane ha fatto i suoi bisogni addosso, per poi ricevere una serie di insulti e parolacce o l’accusa di averlo fatto intenzionalmente».

La difesa

Sia l’insegnante di sostegno, che è anche professoressa di Filosofia a Civitanova, sia l’assistente hanno sempre rigettato gli addebiti sostenendo di non aver mai fatto del male alla studentessa. «La non conoscenza della problematica specifica dell’autismo grave – aveva evidenziato all’inizio della vicenda il legale Casadidio – ha comportato una evidente distorta valutazione delle azioni di contenimento che le insegnanti hanno adottato coerentemente ai protocolli e alle indicazioni date dalla neuropsichiatra per contenere e limitare azioni e reazioni di impulso dell’alunna con grave spettro autistico. Le indagini sono arrivate a conclusioni distorte a causa del mancato confronto con l’equipe di riferimento che seguiva l’alunna di concerto con gli insegnanti». 
Dopo gli interrogatori di garanzia in cui entrambe, su consiglio degli avvocati, si erano avvalse della facoltà di non rispondere, il Gip aveva revocato le misure cautelari e disposto la sospensione per un anno dall’esercizio di docente di sostegno e di assistente di sostegno. L’ordinanza però fu impugnata dal Pm Barbieri ritenendo che la richiesta di aspettativa dal servizio formulata dalle due 41enni dopo l’applicazione della misura dei domiciliari non fosse decisiva dal momento che era limitata al mese di giugno e sostenendo che ci fosse un rischio di reiterazione del reato anche al di fuori dell’ambito scolastico. Ma i giudici dorici respinsero l’impugnazione del pubblico ministero confermando le misure interdittive già emesse dal Gip di Macerata.

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