Tolentino, serve il secondo round tra Luconi e Sclavi: caccia ai voti di D'Este

Tolentino, serve il secondo round tra Luconi e Sclavi: caccia ai voti di D'Este
Tolentino, serve il secondo round tra Luconi e Sclavi: caccia ai voti di D'Este
di Carla Passacantando
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Martedì 14 Giugno 2022, 09:53

TOLENTINO - Servirà il ballottaggio del 26 giugno tra Silvia Luconi e Mauro Sclavi per conoscere chi sarà il nuovo sindaco della città. Resta fuori dalla competizione, invece, Massimo D’Este. Con tutte le sezioni scrutinate Silvia Luconi, sostenuta dalla coalizione della continuità appoggiata dal centro destra dalle liste Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni, Tolentino nel cuore, Udc Popolari per Tolentino, Forza Italia, Lega Salvini premier, E’ viva Tolentino aveva raccolto il 42,37% di voti.

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Mauro Sclavi con la coalizione “Tolentino cambia insieme a voi” sostenuta dalle liste civiche Tolentino civica e solidale, Tolentino popolare, Riformisti per Tolentino si era attestato al 32,95%, mentre Massimo D’Este con la coalizione di centro sinistra “Tolentino città aperta” collegata a Pd, Civico 22, Tolentino rinasce, Dipende da noi si è fermato al con il 24,68%. 
A sorpresa, quindi la vicesindaca uscente se la dovrà vedere con Il leader dei civici che sono riusciti a relegare al terzo posto il centrosinistra. «Con il ballottaggio continueremo a spiegare alla città» è stato il primo commento di Luconi che aveva fatto più di un pensiero sulla vittoria al primo turno.
«Faremo con molta serenità quello che abbiamo fatto in queste settimane. Ringrazio l’elettorato e la coalizione che ha camminato insieme a me in questo percorso. Ora, fino al 26 giugno bisogna spiegare, con serenità e fermezza quello che magari non è stato compreso: i nostri obiettivi e i nostri risultati. In questo momento non mi sento di parlare di apparentamenti di nessun tipo, l’unica che non ha parlato di ciò credo di essere stata io. Aggiungo anche che il risultato delle liste civiche denoti un tipo di approccio alla politica. Credo che la campagna elettorale condotta in modo così agguerrito abbia portato alla disaffezione dell’elettore e determinato il calo dell’affluenza».
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Il segnale
Uno Sclavi raggiante accoglie il risultato che man mano esce dalle urne . «È stata certamente, ma come tutti gli atleti gareggiamo per vincere, non solo per partecipare. Ci siamo impegnati, abbiamo parlato con i cittadini. Abbiamo visto che la lista Tolentino Popolare ha avuto un ottimo risultato. Evidentemente il fatto di allontanare le persone in malo modo come è stato fatto dalla giunta uscente ha fortemente pagato e questo mi gratifica. Le persone ci hanno voluto bene, ci hanno ascoltato e votato. Eravamo la coalizione più piccoli perché sostenuti da meno liste rispetto agli altri e il risultato è già una prima vittoria: una prima e non sarà l’ultima». Sclavi guarda già a domani. «L’apparentamento poteva nascere sin dall’inizio, non c’è stato, però a questo punto penso che sia logico. Parlerò con tutte quelle persone di buona volontà e vediamo cosa possiamo tirar fuori per l’interesse della città. Con la coalizione di D’Este abbiamo programmi sostanzialmente vicini, quindi se ci sarà un’unione di intenti possiamo fare qualcosa di buono in maniera unitaria per Tolentino». Amareggiato infine Massimo D’Este «I dati non mentono - ammette -. Molto probabilmente l’elettorato ha premiato la politica di numeri, delle promesse. Ora dobbiamo guardare a casa nostra per vedere cosa non ha funzionato; poi, il passo successivo sarà come esprimerci al ballottaggio». 
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Le liste
La lista più votata è stata Tolentino Popolare collegata a Mauro Sclavi dove erano candidati Alessandro Massi e Alessia Pupo ex assessori ai quali erano state tolte le deleghe dal sindaco uscente Giuseppe Pezzanesi: ben 6 punti in più rispetto alla precedenti elezioni.

Bene la lista Tolentino nel cuore d Luconi prima nel centrodestra, dove FdI ha raddoppiato i voti rispetto a 5 anni fa e quadruplicato la Lega. In netto calo gli altri partiti della coalizione Udc, Forza Italia e la stessa Lega. Infine flop sul versante opposto del Partito Democratico che rispetto a cinque anni fa ha perso circa il 5%. 

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