Tiberi, no al concordato
​con stangata finale

Tiberi, no al concordato ​con stangata finale
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Mercoledì 9 Aprile 2014, 10:56 - Ultimo aggiornamento: 11:34
TOLENTINO - Il crollo del mercato immobiliare, l'incubo della crisi

economica e la difficolt di riscuotere importanti crediti. La richiesta di concordato preventivo per cercare di salvare l'azienda a cui ha dedicato tutta la sua vita, poi la doccia fredda: il tribunale respinge la richiesta. Ora, per Daniele Tiberi, imprenditore tolentinate cinquantatreenne, titolare dell'omonima ditta edile, l'unica speranza è che i giudici della Corte di Appello di Ancona si pronuncino favorevolmente dopo l'impugnazione della valutazione del tribunale maceratese. Una storia, la sua, tristemente non nuova in un periodo in cui tante sono le aziende messe in ginocchio dalla crisi. Una storia che fino al 2008 raccontava di una ditta che occupava fino a nove dipendenti e fatturava circa 3,7 milioni di euro. Poi "i ricavi sono diminuiti - ha raccontato - e sono aumentati i debiti contratti anche con le banche, con i relativi interessi passivi". Nel gennaio del 2013, però presenta la richiesta di concordato preventivo "nella speranza di proseguire l'attività e riprendere positivamente il cammino salvaguardando creditori e valore dell'azienda. Nel concordato ho offerto la totale disponibilità di tutti i miei beni, nessuno escluso. Sul piano proposto si è raggiunta un'ampia maggioranza dei creditori, con due soli contrari. Alla fine del 2013 il commissario giudiziale nel suo parere finale si è dichiarato sostanzialmente favorevole alla omologazione del concordato. Dopo l'udienza dello scorso 15 gennaio, però, il concordato è stato respinto con una valutazione molto negativa del tribunale". Poi il colpo di grazia. "Per l'attività svolta da luglio a gennaio - ha raccontato -, il tribunale ha liquidato al commissario 79.934 euro. Dopo anni di duro e serio lavoro in cantiere e dopo aver creduto che lo strumento del concordato fosse stato creato per agevolare le imprese in difficoltà come la mia, il risultato dei miei sforzi è che oggi ho dovuto affrontare invano le spese per i professionisti che mi hanno assistito nella procedura, oltre ai quasi 80 mila euro al commissario. Spero che la mia esperienza possa essere utile a chi purtroppo si troverà nella mia situazione e mi auguro che le mie ragioni e il mio profondo disagio possano essere comprese dai dipendenti che hanno ancora crediti verso l'azienda, da tutti i creditori dell'impresa, in particolare i fornitori storici verso i quali ancora sono debitore e da tutti coloro che esamineranno il caso, con la convinzione di aver fatto tutto quanto potevo e di aver offerto tutti i beni ancora in mio possesso, beni che avevo ottenuto soltanto dopo anni di sacrifici e lavoro".
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