CAMERINO - Cessato il fabbisogno per il rientro degli occupanti negli immobili tornati agibili, le Sae, le soluzioni abitative di emergenza impiegate a seguito del sisma, possono essere riassegnate secondo criteri stabiliti dalla giunta regionale. «Le linee guida adottate – spiega l’assessore regionale alla Ricostruzione, Guido Castelli - rappresentano l’attuazione di una ordinanza del capo dipartimento di Protezione civile e sono il risultato di una concertazione promossa dalla Regione». Nel provvedimento, oltre alle Sae, rientrano anche i moduli per la delocalizzazione temporanea delle attività produttive.
I criteri
Per le Sae le linee guida prevedono che i Comuni possano assegnarle gratuitamente ai nuclei familiari che hanno ancora diritto all’assistenza abitativa emergenziale, seguendo la modalità dell’avviso pubblico. Dovrà essere data priorità ai nuclei che percepiscono il Cas, a quelli destinatari di ordinanza di sgombero dell’immobile per i lavori di ripristino, a quelli già assegnatari di Sae le cui dimensioni non sono più idonee a seguito dell’aumento del numero dei componenti o di mutate esigenze sanitarie certificate da Asur o Area Vasta; ai nuclei provenienti da un altro Comune che percepiscono il Cas; infine, ai nuclei familiari assegnatari di Sae che per comprovate necessità si trasferiscono in un altro Comune.
I costi
Prevista anche la possibilità di assegnare le Sae a titolo oneroso, secondo criteri risultanti dalle varie esigenze manifestate dai Comuni. Gli assegnatari sono tenuti a pagare un contributo parametrato ai canoni stabiliti per l’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica decurtato del 30%. Le somme riscosse devono essere destinate alla copertura delle spese di gestione e manutenzione delle strutture. Infine, Comuni sono tenuti a comunicare ogni sei mesi alla Regione le Sae per cui è stata disposta la revoca dell’assegnazione.
Le attività
Riguardo agli spazi commerciali/artigianali, l’assegnazione avverrà da parte dei Comuni secondo una procedura di evidenza pubblica, seguendo dei criteri di priorità. Anche in questo caso gli assegnatari sono tenuti a pagare un contributo parametrato alla media dei canoni per la locazione dei locali commerciali, desunta dall’Osservatorio del mercato immobiliare presso l’Agenzia delle Entrate, decurtato del 30%. Anche in questo caso i Comuni dovranno comunicare ogni 6 mesi alla Regione le strutture per cui è stata disposta la revoca dell’assegnazione.
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