SAN SEVERINO - Diciottenne morto al rave party, dopo nove anni cadono le accuse nei confronti del 28enne di Montelupone Carlo Malatini sotto processo per omicidio colposo. Il giudice del Tribunale di Macerata Andrea Belli, all’esito della camera di consiglio ha assolto il giovane.
«Leggeremo le motivazioni tra 60 giorni – ha commentato con soddisfazione l’avvocato Paolo Maggini –, ma la sentenza esclude la responsabilità penale del mio assistito. Ci ho parlato poco fa, era felicissimo, emozionato. La solidarietà umana per la morte del povero Diego non può che rinnovarsi, ma non è stato il mio assistito il responsabile di quella tragedia».
La tragedia è quella che si è consumata la notte tra il 7 e l’8 settembre del 2013 in una ex cava sul monte Faito, tra le frazioni di Serripola e Stigliano, dove era stato organizzato un rave party. A quella festa non autorizzata c’erano tanti giovani e giovanissimi, tra questi Diego Luchetti. Aveva raggiunto quel posto con degli amici, dopo un po’ però si era allontanato. Verso le 3.30 al rave era arrivato anche Carlo Malatini a bordo di una Opel Corsa insieme a degli amici, dopo aver parcheggiato i ragazzi erano scesi e avevano raggiunto la festa. Da quel momento le ricostruzioni della Procura e della difesa divergono. Secondo l’allora pm Tullio Cicoria, Malatini nel parcheggiare l’auto avrebbe travolto il corpo di Luchetti che era steso a terra forse addormentato senza accorgersi di nulla dal momento che il campo, sterrato, era pieno di buche e piccoli dossi. A trovare il corpo sotto l’auto di Malatini erano stati gli amici di Diego alle prime luci dell’alba, lo avevano caricato in auto ed erano corsi verso Gagliole chiamando il 118. Per l’accusa, ieri sostenuta in aula dal pm Raffaela Zuccarini, l’imputato aveva anche assunto stupefacenti. «Dalla perizia è emerso che il decesso è stato provocato da uno schiacciamento per il passaggio di un’auto con segni di uno pneumatico sul corpo», ha precisato il pm concludendo con una richiesta di condanna a tre anni per omicidio colposo. In una puntuale arringa l’avvocato Maggini ha contestato tutte le accuse.
«Non c’è nessuna testimonianza che il corpo fosse sotto le ruote dell’auto, ma semmai al di sotto della parte anteriore dell’auto, tant’è che gli amici prendono Diego e lo caricano sulla loro macchina.
In merito alla presunta assunzione di stupefacente Maggini ha poi ricordato la consulenza del tossicologo Rino Froldi: «Dall’esame delle urine risultava un’assunzione di diversi giorni prima, circostanza che aveva convinto anche il giudice di pace all’epoca che aveva disposto la restituzione della patente». Dopo nove anni (di mezzo ci sono stati anche il terremoto e il Covid che hanno inciso fortemente sui tempi del processo), dunque, l’assoluzione.