Bambino di 9 anni travolto e ucciso da un’auto, la famiglia dice no all’archiviazione dell'inchiesta

Il luogo dell'incidente poco dopo la tragedia
Il luogo dell'incidente poco dopo la tragedia
di Benedetta Lombo
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Mercoledì 28 Aprile 2021, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 15:14

SAN GINESIO - Travolto e ucciso da un’auto a nove anni. Ieri mattina il procedimento per omicidio stradale a carico dell’investitore è stato discusso davanti al Gip Giovanni Maria Manzoni che si è riservato di decidere. A chiedere l’archiviazione della posizione dell’indagato, un 76enne di San Ginesio che il 13 agosto del 2019 investì in contrada Passo Sant’Angelo a Sant’Angelo in Pontano il piccolo Arturo Giambattista Pagni, era stato il pubblico ministero Rosanna Buccini a conclusione di un’attenta indagine. 

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Per la Procura infatti, non ci sarebbero responsabilità da parte dell’anziano dal momento che il bambino, sfuggito al controllo della mamma, era passato tra due auto parcheggiate e aveva attraversato la strada di corsa senza guardare.

L’automobilista al momento dell’investimento non aveva assunto alcolici, non stava usando il telefonino e procedeva a una velocità di circa 25 chilometri orari (il limite era di 50 Km/h).

Secondo il consulente tecnico nominato dalla procura, l’ingegnere Luigi Mercanti, «l’intervallo di tempo intercorso fra la percepibilità del pericolo e l’investimento era inferiore al tempo di percezione e reazione psicofisica», per questo motivo l’anziano non avrebbe potuto evitare l’impatto col bambino. La testimone oculare, una donna che era alla guida dell’auto che seguiva la Fiat Tipo condotta dall’anziano, aveva dichiarato che il bambino «correva balzando in mezzo alla strada, passando attraverso due macchine posteggiate sulla destra» e aveva confermato che l’anziano che era davanti a lei viaggiava a velocità ridottissima.

Il 76enne, difeso dalle avvocatesse Monica Attili e Manuela Costantini, sin dall’inizio aveva giurato di non aver visto il bambino. «Dagli accertamenti effettuati – spiegano le avvocatesse – data la presenza degli ostacoli, il conducente della Fiat Tipo poteva avvistare il pedone quanto mancavano 0,73 secondi all’impatto, anche volendo assumere come dato di riferimento il tempo di reazione standard di un secondo è evidente come il conducente non avrebbe potuto in ogni caso evitare l’impatto».

Dopo la richiesta di archiviazione i genitori del piccolo, tramite l’avvocato Francesco De Minicis, avevano presentato opposizione alla richiesta depositando una ricostruzione dell’incidente effettuata dall’ingegnere Mattia Strangi che era giunto a conclusioni differenti rispetto al consulente della procura. Ieri la discussione, il Gip scioglierà la riserva nei prossimi giorni.
 

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