Il Comune pensa a un parco naturale sotto il Colle dell'Infinito per ricreare i paesaggi dei tempi di Leopardi

L'assessore Michele Moretti
L'assessore Michele Moretti
di Giulia Sancricca
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Lunedì 25 Gennaio 2021, 07:05

RECANATI - Visitare la città in cui è nato Giacomo Leopardi non significa solo conoscere i luoghi che lo hanno visto crescere e dedicarsi allo studio, ma anche volgere lo sguardo su quei paesaggi rurali che caratterizzano le colline maceratesi e che hanno fatto delle Marche una terra di agricoltori e lavoratori.

L’impegno dell’assessore all’Urbanistica di Recanati, Michele Moretti, guarda quindi alla possibilità di ricreare un paesaggio agroambientale il più possibile simile a quello leopardiano. 
È per questo che nasce il Piano particolareggiato del Colle dell’Infinito. «Si tratta di un Piano diverso dagli altri - precisa l’assessore - su cui il Comune non mette dei fondi, ma risorse partecipative per il loro reperimento. È un inquadramento innovativo dal punto di vista agroambientale che guarda allo sviluppo del territorio con l’obiettivo di creare un parco naturale sotto il Colle dell’Infinito che ridisegni una ambientazione vicina a quella originaria dei paesaggi leopardiani. Vorremmo creare dei percorsi, con una progettazione condivisa con i proprietari all’interno del piano del Colle, che dalla campagna possano portare al centro e rientrare in un sistema di accoglienza turistica. L’attuazione del Piano particolareggiato non prevede solo dei vincoli di natura paesaggistica o edificatoria, ma un piano di sviluppo partecipato per la costruzione del paesaggio del poeta.

Diventa così uno strumento di attuazione che si deve sviluppare nel tempo». Più soggetti coinvolti che guardano al futuro turistico e agoralimentare della città, costruendolo però sulle tradizioni passate. «Il Piano - prosegue Moretti - dovrebbe garantire una via privilegiata per il Comune che, in collaborazione con i proprietari privati, vada alla ricerca di finanziamenti per sviluppare l’area in questione. La zona sotto il Colle è stata, negli anni, vincolata per evitare che venissero realizzati scempi urbanistici: noi in questo caso vogliamo fare un salto di qualità e trasformarla in un parco agroambientale che valga la pena visitare». Ecco dunque che torna la vocazione turistica della città di Leopardi che, in questo caso, guarda anche alla sostenibilità e alla bellezza dei paesaggi: «Si può pensare di ricostituire i covoni in paglia e ricreare un modello di lavoro in cui, in quella zona, lo sfruttamento industriale agricolo non c’è. Parliamo di un Piano che incentivi l’agricoltura biologica e punti ad attività non intensive, ma qualitative, con una prospettiva di filiera corta per una produzione e consumo agroalimentare che però - conclude - abbia anche uno sviluppo volto alla ricettività turistica».

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