POTENZA PICENA - Perseguita il sindaco Noemi Tartabini (all’epoca facente funzioni), 57enne condannato a quattro mesi di reclusione. Il primo cittadino: «Era diventata una situazione che mi aveva turbato pesantemente. La giustizia ha fatto il suo corso». La vicenda risale al periodo compreso tra marzo e ottobre del 2018. Tartabini era vicesindaco, facente funzioni di sindaco quando un 55enne originario del Napoletano ma residente a Potenza Picena aveva iniziato a perseguitarla.
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L’uomo aveva vissuto in un appartamento del Comune e dopo qualche tempo aveva ricevuto lo sfratto, ma invece di cercarsi un’altra soluzione aveva iniziato a chiedere di poter restare comunque in quell’abitazione anche se non ne aveva più diritto.
L’imputato, difeso dall’avvocato Emanuele Urbani, aveva chiesto di procedere con rito abbreviato e ieri il procedimento è stato discusso. Il pubblico ministero Enrico Riccioni ha concluso la requisitoria chiedendo la condanna del 57enne a un anno di reclusione, il giudice ha condannato l’imputato a quattro mesi di reclusione concedendo la sospensione condizionale della pena subordinata allo svolgimento di lavori di pubblica utilità. «Non sapevo che ci fosse stata l’udienza – ha commentato ieri il sindaco Tartabini -, perché non ho voluto costituirmi parte civile. Il mio obiettivo non era quello del risarcimento danni, ma di far capire alla persona che stava sbagliando e stava danneggiando pesantemente la serenità di un’altra persona e della sua famiglia».
Il primo cittadino ha infatti spiegato di non aver presentato la denuncia alle prime avvisaglie: «ho aspettato, poi l’atteggiamento era diventato esasperante e mi sono rivolta alle autorità competenti. Ho visto la denuncia come uno strumento per frenare e ha funzionato. Solo dopo essermi rivolta ai carabinieri la persona ha cambiato atteggiamento. Avevo fatto dei tentativi per fermare quelle condotte anche con l’intervento della polizia municipale quando accadevano queste situazioni, però lui continuava imperterrito sia quando ero da sola sia quando c’erano altre persone, tanto che ci sono stati diversi testimoni».
«Era diventata una situazione che mi ha turbato pesantemente per tanti giorni in ogni momento della giornata - conclude il sindaco Tartabini -, avevo timore di raggiungere il palazzo municipale ma soprattutto a uscire nelle ore serali, da sola, era diventata una libertà condizionata. Quindi l’esasperazione ha portato a questo. Ho fatto il mio lavoro da amministratore pubblico e lui ha preso me come bersaglio».