Porto Recanati, genitori uccisi: «Farah
senza scrupoli, non merita attenuanti»

Porto Recanati, genitori uccisi: «Farah senza scrupoli, non merita attenuanti»
di Benedetta Lombo
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Martedì 16 Luglio 2019, 10:01

PORTO RECANATI «Una personalità priva di scrupoli». «Non merita alcuna attenuante». Così i giudici del collegio si esprimono su Marouane Farah, il marocchino 34enne di Monte San Giusto che la notte del 3 marzo scorso, guidando ubriaco e drogato, ha ucciso Gianluca Carotti, 47 anni, ed Elisa Del Vicario, 40, ferendo gravemente i rispettivi bambini. 

Condannato il marocchino. Dieci anni a Farah per i due genitori morti

Il collegio, presieduto dal giudice Daniela Bellesi, a quasi tre mesi dalla lettura del dispositivo (era il 16 aprile scorso) ha depositato le motivazioni della sentenza con cui il marocchino è stato condannato a dieci anni di reclusione (il pm Enrico Riccioni ne aveva chiesti 12).
 
In 13 pagine di motivazioni il presidente del collegio ripercorre i tragici fatti avvenuti alle 00.32 del 3 marzo quando Farah, a bordo della sua Audi A6, ha invaso la corsia della statale adriatica su cui viaggiavano Carotti, la compagna e i loro figli travolgendoli. Un impatto violentissimo che ha spinto la Peugeot 2008 indietro per circa 17 metri, facendo alzare il retrotreno e quando l’auto è finita contro la Ford Kuga degli amici che erano dietro di loro, la Peugeot di Carotti si è ribaltata sul fianco destro. Carotti e Del Vicario sono morti sul colpo, lui per trauma cranio toracico, lei per trauma cranico, entrambi indossavano le cinture ma lei aveva la bandoliera poggiata sul braccio e non sulla spalla ed era finita contro il parabrezza. I bambini furono portati al Salesi in prognosi riservata. A processo Farah ha detto di aver bevuto un paio di vodka e Red bull e mezzo bicchiere di vino e di non aver fumato, invece nel sangue aveva 1,71 g/l di etanolo e 6,5 ng/ml di principio attivo della cannabis, un livello «tale da ritenersi idoneo a indurre disabilità alla guida», scrive il tossicologo Rino Froldi nella perizia. 
Quella notte in tasca Farah aveva anche la patente scaduta il 14 gennaio, il 22 ne aveva denunciato lo smarrimento, in aula ha detto che era stata la moglie a ritrovargliela a fine gennaio, ma non aveva mai ritirato la denuncia (per questo ha un procedimento in corso per falsa denuncia). L’assicurazione dell’Audi invece era scaduta il primo febbraio, Farah si era giustificato scaricando la responsabilità sulla moglie: era stata lei a pagarla ma solo per sei mesi senza dirgli niente. «Coinvolge la moglie, cerca di sminuire il quantitativo di alcol bevuto, nega di aver consumato droga – scrive il giudice nelle motivazioni –. La dinamica del fatto e il precedente a suo carico (un patteggiamento per droga), non consentono di concedere le attenuanti generiche». Per i giudici non sono sufficienti neppure le scuse ai bambini e ai parenti delle vittime e il pentimento, da cui non si deduce «un effettivo ravvedimento. Anzi questi ultimi risultano esclusi proprio dai tentativi di giustificare e minimizzare la propria responsabilità». 
Farah ha «una personalità priva di scrupoli in grado di porsi alla guida in violazione delle più elementari norme del codice della strada, esponendosi al rischio di commetterne altre durante il percorso e di causare conseguenze anche mortali, poi purtroppo, effettivamente verificatesi».

Nel calcolo della pena i giudici sono partiti da 10 anni, diventati 15 con le aggravanti (guida contromano, con patente scaduta e senza assicurazione, mentre la colpa cosciente è stata assorbita nella guida contromano, un’ipotesi specifica di colpa cosciente) e ridotta a 10 per il rito abbreviato.

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