Tragica arrampicata a Pioraco, gli amici di Paco: «Un uomo con la dolcezza nell’anima»

Francesco Gentilucci
Francesco Gentilucci
di Monia Orazi
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Lunedì 1 Novembre 2021, 05:05 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 12:15

MATELICA - È stata compiuta ieri mattina l’ispezione cadaverica sulla salma di Francesco Gentilucci, detto Paco, precipitato sabato pomeriggio dalla falesia “La spiaggia” di Pioraco, la parete rocciosa poco lontano dalla cartiera. Il corpo è stato restituito ai familiari, i funerali si svolgeranno in forma strettamente privata. Trentaquattro anni il prossimo 5 dicembre, il giovane era con un amico, imbracato ed intento a scendere dalla parete rocciosa. 


Le indagini dei carabinieri stanno cercando di fare luce sull’accaduto, tra le ipotesi quella che abbia ceduto un nodo della fune di sicurezza, ma saranno gli accertamenti a stabilirlo.

Gentilucci era uno sportivo esperto, si cimentava in lunghe gare di maratona, percorsi in bici, scalate in montagna, nuoto e trail. L’ultima gara a cui aveva preso parte, la Tuscany ultracrossing, su un percorso di 53 km, l’aveva completata in 4 ore e 57 minuti, arrivando secondo sul podio. Per due giorni, prima di Ferragosto, aveva coperto i 160 km della Swissalp in 31 ore e trenta minuti. Imprese sportive che lo hanno portato in tante zone d’Italia ed all’estero, che raccontava in numerosi articoli su testate come RunLovers e Spirito Trail, Skialper ed Alvento. Spirito libero ed anticonformista, così parlava di se stesso: «Voglio vivere emozioni vere, voglio odiare e amare, bruciare con passione e soffrire, se dovesse servire. Voglio non avere rimorsi, ascoltare la musica nel cervello senza auricolari, ascoltare i miei pensieri senza dargli tempo di nascondersi nel buio. Avere la capacità di sostenere lo sguardo ed essere sincero. Mi siedo a bordo strada, accovacciato su un prato all’ombra e mi rialzo subito».

Aveva preso parte diverse volte anche alla Corsa alla Spada di Camerino, faceva parte del terziero Di Mezzo. Il direttore di Spirito Trail, Leonardo Soresi, ha ricordato Gentilucci con queste parole: «Paco, non puoi essertene andato. Sei troppo giovane. Sei un ragazzo troppo buono. Sei una persona troppo in gamba. Sei più giovane di me, eppure ogni volta che ci sentivamo eri tu ad insegnarmi come si dovrebbe vivere. Non hai mai cercato la fama e il successo. Non hai cercato i soldi, non hai mai avuto bisogno di essere ammirato. Ti sei sempre rifiutato di svendere i tuoi giorni e la tua libertà. Non ho mai conosciuto uno come te, Paco. Mai. Uno capace di passare le notti a rilegare una fanzine per mandarla agli amici, per raccontare a modo tuo questo mondo della corsa, senza secondi fini, senza volerla trasformare in qualcosa da vendere. Rimangono le tue parole, a quelle mi aggrappo per continuare a sentire la tua voce, quella voce così lucida e sincera da farmi vergognare sempre delle mie debolezze». 


Toccante anche il messaggio dell’ex compagno di classe, il matelicese Lorenzo Baldini: «Sai, appena letta la notizia, i ricordi hanno subito dominato la mente. Ci siamo conosciuti da bambini. L’età in cui si entra a conoscenza della scuola, i primi giorni con le maestre, i primi compiti, le prime amicizie. Ecco, tu fai parte di quel periodo che ha dato l’inizio a ciò che poi ci ha formati e fatto crescere. Sei sempre stata una splendida persona con la dolcezza nell’anima. Non so cosa significhi la parola destino, quando si prende la strada eterna, perché molte volte me lo chiedo, ma ora resta solo un immenso vuoto. Quel banco è rimasto vuoto».

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