Un 35enne scrive su Internet «Chapeau Traini». È accusato di istigazione a delinquere

Luca Traini
Luca Traini
di Benedetta Lombo
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Venerdì 5 Giugno 2020, 04:55
MACERATA - «Il tuo gesto ci ha resi compatti a raggiungere un obiettivo comune, ripulire Macerata e dintorni. Chapeu Traini». Il commento è costato a un maceratese di 35 anni un processo per istigazione a delinquere. È questo il reato ravvisato dal procuratore capo Giovanni Giorgio, alla cui attenzione, ormai due anni fa, era arrivata la chiosa scritta da un maceratese a commento di un articolo su Internet sulla condanna di Luca Traini a 12 anni di reclusione per strage e altri reati minori aggravati dall’odio razziale. 
Era il 4 ottobre del 2018. Otto mesi prima, il 3 febbraio 2018 Luca Traini aveva preso la sua pistola Glock e percorrendo le vie di Macerata a bordo della sua auto aveva sparato contro uomini e donne di colore che camminavano. Semplicemente per una fortunata coincidenza, nessuna delle persone raggiunte dai proiettili esplosi da Traini perse la vita, tutti riportarono ferite più o meno gravi. Dopo aver tenuto per circa un’ora e mezza un’intera città nel terrore, Traini tornò a Macerata con una bandiera dell’Italia e fermatosi ai piedi del monumento ai caduti, dopo essersi legato la bandiera a mo’ di mantello, si era fatto arrestare dai carabinieri. In primo grado il giovane tolentinate venne condannato a 12 anni di reclusione (pena confermata l’anno successivo in Appello). E commentando la notizia sul web, Giancarlo Cicioni, scrisse: «12 anni per non aver una buona mira… un po’ troppi… il tuo gesto ha portato a galla molte problematiche e ci ha reso compatti a raggiungere un obiettivo comune: ripulire Macerata e dintorni. Chapeau Traini». Con quel commento Cicioni avrebbe pubblicamente fatto apologia dei delitti di strage e di porto abusivo di arma da fuoco in luogo pubblico, rileva il procuratore Giorgio. Dagli accertamenti eseguiti dalla polizia era infatti emerso che il commento era stato scritto dal suo computer personale. Per questo è stato prima indagato, poi rinviato a giudizio per il reato di istigazione a delinquere. Ieri mattina si è aperto il processo a carico del 35enne davanti al giudice Enrico Pannaggi e al pubblico ministero Francesca D’Arienzo. L’imputato, è difeso dall’avvocato Matteo Nardino del foro di Teramo. 
Dopo l’apertura del dibattimento l’udienza è stata rinviata al 18 febbraio del prossimo anno per iniziare a sentire i testimoni indicati dal pubblico ministero. Non è la prima volta che a causa di commenti troppo infuocati, gli autori finiscono sotto processo. Commenti a volte postati direttamente nei giornali online, a volte sui social network, che molto spesso finiscono al vaglio degli inquirenti comportando strascichi giudiziari.
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