Rosina, depositate le perizie: indagini verso la chiusura. Nessuna traccia di dna sotto le unghie e sul viso della vittima

Rosina Carsetti
Rosina Carsetti
di Benedetta Lombo
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Giovedì 1 Luglio 2021, 08:33

MONTECASSIANO - Omicidio di Rosina Carsetti, la Procura va verso la chiusura delle indagini. Depositate tutte le perizie disposte dal sostituto procuratore Vincenzo Carusi, subito dopo l’estate il procedimento potrebbe approdare dal gup. Dagli accertamenti eseguiti dai consulenti infatti non sarebbero emersi elementi di novità rispetto al quadro accusatorio delineato inizialmente che dunque risulterebbe confermato nella sua originaria ipotesi avanzata dagli inquirenti.

 
L’omicidio della 78enne era avvenuto il pomeriggio della vigilia di Natale scorso nella villetta di via Pertini 31/33 dove l’anziana viveva col marito 79enne Enrico Orazi e da circa un anno anche con la figlia Arianna Orazi 49enne e il figlio di quest’ultima, Enea Simonetti, 21 anni. Per la procura a uccidere la 78enne erano stati i familiari dopo mesi di tensioni familiari per motivi economici («Ci costi 5.000 euro» le avrebbe urlato il marito nel corso di una discussione, ndr). Sarebbe stata la figlia a premeditare l’uccisione della mamma, mentre il nipote avrebbe materialmente ucciso la nonna salendole sul torace e strozzandola. 
La difesa (avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli) sin dall’inizio avrebbe collegato le costole rotte della vittima all’azione di pressione compiuta dai soccorritori nel tentativo di rianimare l’anziana, ma il medico legale Roberto Scendoni, nella perizia depositata in procura avrebbe escluso questa ipotesi. Troppe le costole rotte per essere collegate all’azione dei sanitari. Dagli accertamenti dei Ris di Roma sui reperti analizzati in laboratorio non sarebbero emersi elementi di rilievo: nessun Dna sarebbe stato rilevato dal viso della vittima né dal materiale biologico estratto da sotto le unghie, se Rosina ha avuto il tempo di difendersi – per la procura – non lo avrebbe fatto graffiando. Così, dagli ultimi accertamenti eseguiti dall’analista forense Luca Russo non sarebbero emersi ulteriori conversazioni di rilievo sui dispositivi sequestrati agli indagati. 
La procura ha in mano i primi importanti elementi emersi subito dopo l’omicidio e che hanno portato alla richiesta e all’emissione delle misure custodiali dei familiari di Rosina (figlia e nipote sono in carcere dal 12 febbraio scorso, per il marito erano scattati i domiciliari per 60 giorni): le intercettazioni in cui Arianna confessa al figlio di aver commesso degli errori, le contraddizioni di Enea Simonetti con gli inquirenti e i tanti pesanti tentativi di depistaggio, come la versione del rapinatore vestito di nero che aveva ucciso l’anziana e aggredito Arianna e il padre mentre il figlio era rimasto in auto davanti al supermercato per oltre un’ora.

La procura ha chiesto la proroga delle indagini per i reati satellite (il termine è di sei mesi, un anno invece per i reati più gravi). I familiari di Rosina sono indagati a vario titolo per omicidio pluriaggravato, simulazione di reato, rapina, maltrattamenti in famiglia, estorsione, violenza privata e induzione a non rendere dichiarazioni. Tanti gli elementi a carico dei familiari, nessuno di loro da febbraio ha dato una versione alternativa al fantomatico ladro assassino.

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