Rosina uccisa in casa: sui suoi vestiti un solo Dna. Fine dei domiciliari, il marito Enrico torna libero

Montecassiano, rosina uccisa in casa: sui suoi vestiti un solo Dna. Fine dei domiciliari: il marito Enrico torna libero
Montecassiano, rosina uccisa in casa: sui suoi vestiti un solo Dna. Fine dei domiciliari: il marito Enrico torna libero
di Lolita Falconi
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Sabato 5 Giugno 2021, 09:50

MONTECASSIANO - E’ stato trovato un unico Dna sui vestiti indossati dalla 78enne Rosina Carsetti la sera della vigilia di Natale, quando venne uccisa nella sua villetta di Montecassiano: sarebbe quello del marito Enrico Orazi. L’uomo, 79 anni, dopo aver terminato il periodo agli arresti domiciliari, da giovedì scorso è tornato libero. E’ indagato per l’omicidio della moglie insieme alla figlia Arianna e al nipote Enea Simonetti, entrambi rinchiusi in carcere dallo scorso 12 febbraio, rispettivamente a Pesaro e a Montacuto.

Le analisi

I vestiti della donna sono stati analizzati nelle scorse settimane dai carabinieri del Ris di Roma insieme ad altri oggetti prelevati nella casa in cui viveva Rosina.

Un lavoro certosino, quello degli specialisti dell’Arma. Il coordinamento delle indagini sull’omicidio è del pm Vincenzo Carusi (inizialmente con il procuratore Giovanni Giorgio che ora è in pensione). Tra le indiscrezioni emerse sugli accertamenti ci sarebbe quella che sugli abiti indossati dalla donna c’è un unico Dna, quello del marito, a cui la Procura assegna un ruolo marginale nel delitto rispetto agli altri due familiari. Contro Arianna ed Enea, secondo la ricostruzione dell’accusa, ci sono infatti in primis le intercettazioni oltre che la confessione iniziale di Enea poi ritrattata per sposare la tesi del rapinatore incappucciato. 

Gli accertamenti

Le analisi del Ris erano partite lo scorso mese di febbraio. Oltre ai vestiti all’attenzione dei carabinieri erano finiti anche i campioni di materiale biologico trovati sotto le unghie e prelevati alla vittima, la carta sterile strofinata sul collo e sul viso di Rosina con l’eventuale Dna del suo aggressore. E poi i guanti di Enea lasciati in caserma la sera del delitto, i due cavi degli aspirapolvere Folletto, con cui secondo l’iniziale versione fornita dai familiari, il rapinatore aveva legato Arianna e il padre Enrico, i due calzini messi in bocca a padre e figlia, un accendino usa e getta trovato sotto il corpo della vittima e le banconote trovate nella borsa di Arianna. La conferma che è stato trovato un unico dna sui vestiti di Rosina arriva dall’avvocato Andrea Netti che insieme a Valentina Romagnoli difende i tre indagati. Il legale sta analizzando i reperti con la consulente della difesa, la genetista Anna D’Ambrosio. «L’indagine è ampia e complessa - afferma l’avvocato Netti -, ci sono molti elementi che vanno chiariti per definire la dinamica e per la corretta individuazione dei responsabili e dell’eventuale ruolo di ciascuno. In ogni caso, l’ultima pagina dell’accertamento non è stata ancora scritta».

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