Omicidio Rosina, Arianna (assolta) torna nella casa degli orrori: «Ora voglio andare a trovare mio figlio Enea»

Arianna Orazi
Arianna Orazi
di Benedetta Lombo
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Sabato 17 Dicembre 2022, 02:40

MONTECASSIANO - Uscita dal carcere di Forlì, con i suoi vestiti oramai molto più grandi di lei, i suoi effetti personali da cui si era dovuta separare un anno e 10 mesi fa e la paga per i lavori svolti nell’istituto di pena, giovedì alle 18 Arianna Orazi si è diretta in stazione, ha preso l’ultimo treno per Ancona e in serata ha raggiunto la villetta di famiglia in via Pertini a Montecassiano.

Ad aspettarla nella casa dove la vigilia di Natale di due anni fa è stata uccisa la mamma Rosina Carsetti (dal figlio 20enne di Arianna, Enea Simonetti, secondo la Corte d’Assise che giovedì lo ha condannato all’ergastolo), c’era l’anziano padre, l’80enne Enrico Orazi. 


Padre e figlia giovedì sono stati assolti dall’accusa di aver ucciso Rosina (per la quale era stato chiesto l’ergastolo) e da tutti i reati che la Procura contestava loro (maltrattamenti nei confronti della 78enne e rapina, solo Arianna anche estorsione, violenza privata e induzione a non rendere dichiarazioni) tranne che per la simulazione di reato aggravata costata a entrambi la condanna a due anni di reclusione, ma con la sospensione condizionale della pena.

Per la 50enne i giudici hanno disposto l’immediata scarcerazione e, dopo essere stata riportata a Forlì per riprendere i propri effetti personali, in serata è uscita dal carcere.

Ma della decisione dei giudici maceratesi che ha portato alla condanna all’ergastolo del figlio, Arianna non ha voluto parlare. «Andate via o vi denuncio» ha urlato da casa ai giornalisti che ieri mattina erano davanti al cancello. «Per adesso Arianna non rilascia dichiarazioni», ha puntualizzato il suo legale, l’avvocato Olindo Dionisi che sulla decisione della Corte ha invece evidenziato: «Il processo era altamente indiziario, che a seconda di come uno vede e interpreta gli indizi può addivenire a una dichiarazione di colpevolezza o di innocenza».

Arianna ha espresso un desiderio da mettere in pratica il prima possibile: «Voglio andare in carcere a parlare con mio figlio Enea». «È stato un esito abbastanza sorprendente – hanno commentato gli avvocati di Enea, Valentina Romagnoli e Andrea Netti -. Viene meno il movente, la premeditazione, bisogna capire a come sono arrivati a questo epilogo. Aspettiamo le motivazioni della sentenza, sicuramente ci sarà l’Appello perché riteniamo che il processo abbia dimostrato tutt’altro, restiamo dell’idea che Enea non abbia ucciso la nonna. La prossima settimana andremo in carcere per parlare con lui. Il padre di Enea? È un uomo a cui è crollato il mondo addosso».

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