MONTECASSIANO - Tra la paura di possibili cartelle esattoriali da Equitalia e quella per le lettere ricevute dall’avvocato della moglie, aveva appeso un cartello all’ingresso di casa con su scritto: “Non abito più qui. Mi sono trasferito a Macerata” e aveva venduto la proprietà dell’immobile ma, a suo dire senza ottenere neppure un centesimo.
Ieri l’imputato, un imprenditore montecassianese di 65 anni, padre dell’acquirente dell’immobile, è stato condannato a un anno e quattro mesi di reclusione per truffa. Secondo l’accusa, ieri sostenuta in aula dal pm Stefano Lanari - il fascicolo invece è del sostituto procuratore Luigi Ortenzi -, l’imputato avrebbe approfittato dello stato d’agitazione della persona offesa e persuadendolo dell’imminente arrivo di una cartella esattoriale di Equitalia, lo avrebbe indotto a vendere la casa al figlio senza pagare un centesimo e convincendolo ad appendere un cartello fuori casa con scritto “Non abito più qui.
Diversa era stata la versione della difesa sostenuta dall’avvocato Nicola Piccinini: l’imputato ha sostenuto che era creditore di circa 100mila euro e per riprendersi i soldi che gli aveva prestato i due si erano accordati per intestare casa al figlio del creditore. Casa tra l’altro che era stata venduta, con atto di un notaio di Macerata, al prezzo di 65mila euro. Dopo la vendita, però, ritenendo che il prezzo pattuito fosse inferiore alla metà del valore dell’immobile (stimato sui 180mila euro), l’ormai ex proprietario aveva intentato una causa civile per chiedere la rescindibilità del contratto per lesione. Il procedimento civile è in corso. Una volta depositate le motivazioni l’imputato, tramite il proprio legale potrà impugnare la sentenza.
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