MACERATA - Domani in tarda mattinata la 48enne Arianna Orazi e il figlio Enea Simonetti di 20 anni compariranno davanti al gip Giovanni Maria Manzoni per l’interrogatorio di garanzia. Accusati entrambi dell’omicidio pluriaggravato (una delle aggravanti è la premeditazione) di Rosina Carsetti potranno decidere se rispondere alle domande del giudice e dire cosa è veramente accaduto il pomeriggio del 24 dicembre scorso nella loro villetta di via Sandro Pertini 31 a Montecassiano, oppure avvalersi della facoltà di non rispondere.
Da quanto anticipato dal loro legale Andrea Netti (che difende gli indagati insieme alla collega di studio Valentina Romagnoli) sembra che mamma e figlio sceglieranno la seconda alternativa, quella del silenzio.
«Martedì farò visita ad Enea e poi ad Arianna – ha anticipato il legale Netti –. Non sono convinto che sia stata scritta l’ultima pagina. In questa scacchiera ci sono ancora delle ombre enormi rispetto alle quali è mio compito indagare, se riesco a intercettare una graduazione di responsabilità devo conoscere queste ombre e gestirle da un punto di vista processuale». Quello auspicato dal legale è quindi un «confronto schietto su quegli elementi seri scritti sull’ordinanza. Sono convinto che ci sia molto da capire e ritengo che il ruolo dei tre possa essere grandemente differenziato. Nello schema di quell’ordinanza l’epilogo non è solo uno, ci possono essere vari finali». In merito ai contenuti e alle conclusioni dell’ordinanza l’avvocato non ha voluto esprimere commenti, «Alla base ci sono documenti, intercettazioni e materiale che la procura ha elaborato in 60 giorni, non posso trarre delle conclusioni in 48 ore».
E proprio le intercettazioni rappresentano uno dei due strumenti principali (insieme alle analisi forensi) su cui il procuratore Giovanni Giorgio e il sostituto Vincenzo Carusi hanno fatto leva per ricostruire la dinamica dell’omicidio e che hanno permesso di attribuire responsabilità ben definite. Da quanto emerso Arianna, il figlio Enea e il padre Enrico Orazi hanno parlato poco dal giorno dell’omicidio ma in alcune circostanze si sarebbero traditi. Intercettati praticamente ovunque, in auto, nel negozio, e a casa del fratello di Arianna che ha ospitato padre, sorella e nipote dopo l’omicidio, mamma e figlio si sarebbero lasciati andare a considerazioni che ora pesano come macigni su di loro.
Arianna avrebbe detto al figlio di aver commesso più errori, tra questi quello di non aver dato «i tranquillanti ai cani» e di non aver lasciato neanche una traccia di effrazione fuori, cioé tipo un pezzetto di non so che, un’impronta! Ci avevo pensato di prendere una scarpa e di farci le impronte fuori, fuori dalle scale», avrebbe detto al figlio. Figlio che a sua volta si sarebbe vantato di aver fatto «un macello» in mansarda dove è stato simulato il passaggio del ladro-assassino e di aver dato «due sganassoni» al nonno, di cui uno particolarmente violento, il 24 dicembre sempre per simulare la rapina.
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