Dopo 40 anni ospedale, tre disabili
vanno in una casa "intelligente"

Dopo 40 anni ospedale, tre disabili vanno in una casa "intelligente"
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Venerdì 22 Aprile 2016, 18:51
PORTO POTENZA PICENA - Praticamente cresciuti in ospedale, dopo 40 anni, tre disabili gravi di 54, 55 e 56 anni, avranno una casa «intelligente» dotata di accorgimenti tecnologici che consentiranno loro di avere autonomia nelle attività quotidiane. Si tratta di un progetto pilota e innovativo a livello nazionale. La «casa domotica», inaugurata oggi presso la sede del Santo Stefano Riabilitazione a Porto Potenza Picena, è delle concretizzazioni del più ampio progetto «Pass» con Santo Stefano capofila e come partner Regione Marche, Unicam, due centri di ricerca e sviluppo tecnologico (Meccano e Cosmob) e un pool di aziende. Un ruolo importante lo avrà anche il volontariato. L'abitazione è stata realizzata partendo dalle esigenze dei tre ex pazienti, seguendo le loro indicazioni con la finalità di creare un ambiente adatto a disabili gravi, testare le loro capacità di vita autonoma a domicilio.

Al taglio del nastro erano presenti il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli, il direttore generale Asur Alessandro Marini, il sindaco di Potenza Picena Francesco Acquaroli. Massimo Vallasciani, del comitato scientifico Santo Stefano, ha parlato del percorso che ha portato alla realizzazione della casa domotica. La «smart home» di Giovanni, Marco e Fortunato - questi nomi dei residenti - è stata arredata, tra l'altro, con una cucina dai pensili e dal piano di lavoro che si abbassano e si alzano; una poltrona con sensori in grado di monitorare i parametri fisiologici (peso corporeo, pressione arteriosa, frequenza cardiaca, quantità di ossigeno nel sangue) e di integrarsi a una piattaforma di telemedicina per effettuare tele-visite remote in videocomunicazione con il medico.

Anche la vasca da bagno ha delle peculiarità modulabili alle esigenze dei tre inquilini. Per i tre ex pazienti si tratta di un cambiamento epocale nelle loro vite, trascorse quasi interamente all'interno dell'Istituto Santo Stefano, oggi struttura sanitaria leader nella riabilitazione di pazienti cerebrolesi o con disabilità motorie, in passato clinica che ospitava persone con gravi disabilità congenite, non in grado di vivere in casa con i propri familiari. Giovanni, Fortunato e Marco sono cresciuti nei corridoi, giocando tra le barelle. «Non avremmo mai creduto di poter avere questa possibilità» hanno raccontato oggi.

«Il salto di qualità nella loro vita - ha spiegato Enrico Brizioli, amministratore delegato del Gruppo Santo Stefano Riabilitazione - è una parte, importante e molto bella, di un progetto tuttavia più grande, innovativo e ad ampio respiro. All'interno della casa abbiamo allestito anche un laboratorio che dovrà consentire a pazienti con gravi disabilità, ai loro familiari e caregiver, di testare tecnologie che potrebbero essere preziose per una loro progressiva indipendenza, una volta rientrati nell'ambiente domiciliare. La casa potrà in futuro diventare una sorta di 'pontè tra gli ambienti della nostra struttura, ad alta intensità assistenziale e complessità organizzativa, e il domicilio del paziente». Ceriscioli ha elogiato «la prospettiva adottata ormai da tempo dal Santo Stefano: investire in una tecnologia finalizzata e applicata al miglioramento della qualità della vita e dell'assistenza».
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