Immigrazione clandestina e terrorismo: nella rete dei complici due vigili, un imprenditore e un dipendente del Caf

Il casolare nel Maceratese "epicentro" dell'indagine

Immigrazione clandestina e terrorismo: nella rete dei complici due vigili, un imprenditore e un dipendente del Caf
Immigrazione clandestina e terrorismo: nella rete dei complici due vigili, un imprenditore e un dipendente del Caf
di Benedetta Lombo
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Giovedì 2 Febbraio 2023, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 18:54

MACERATA - Cassette di pesce e altri regali a due agenti della polizia locale di Macerata per concordare (era il 2020) giorno e data del controllo nella casa dove gli stranieri avevano dichiarato di abitare, tunisini prelevati dalla Sicilia e portati a Macerata (uno anche a Civitanova), ospitati e poi aiutati a partire per la Francia dietro pagamento di un corrispettivo.

Tra i clandestini aiutati a raggiungere Macerata anche un minore, all’epoca 17enne, che dopo tre mesi di permanenza nel capoluogo era stato arrestato per aver rapinato una giovane coppia.

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Posto in una comunità il 17enne era fuggito ed era stato nascosto da due connazionali in un’abitazione per impedire che venisse rintracciato dagli investigatori.

C’è un mondo – sommerso – nelle carte dell’indagine denominata “Wet shoes”, scarpe bagnate, diretta dalla Direzione distrettuale antimafia di Ancona in coordinamento con la Procura di Macerata, su una presunta associazione a delinquere che avrebbe favorito l’immigrazione clandestina (con l’aggravante della transnazionalità) di numerosi tunisini. 

Gli indagati

Diciotto sono gli indagati a vario titolo (per reati che vanno dall’associazione a delinquere al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, dalla corruzione al falso fino al favoreggiamento personale) che insieme ad altre 26 persone martedì mattina si sono trovati gli agenti della Digos alla porta per effettuare mirate perquisizioni su ordine della Dda di Ancona e della Procura di Macerata (il decreto è firmato dai pm Daniele Paci ed Enrico Barbieri). Per gli inquirenti il Maceratese era al centro di tutto: un casolare, perquisito da cima a fondo sarebbe stato una meta abituale di stranieri giunti in Italia in stato di clandestinità, ma ci sarebbero stati anche altri immobili messi a disposizione dei tunisini che lì dichiaravano (falsamente) di avere la propria dimora, ma in realtà ci si facevano trovare giusto il tempo del controllo da parte dei vigili. Dell’associazione avrebbero fatto parte anche due agenti della polizia locale (uno ormai ex perché nel frattempo ha cambiato lavoro). Per la Dda, in cambio di cassette di pesce e altre regalie avrebbero concordato il giorno e l’ora in cui fare i controlli per accertare l’effettiva sussistenza della dimora stabile e abituale dichiarata dagli stranieri al momento della dichiarazione anagrafica fatta per ottenere la sanatoria o il rinnovo del permesso di soggiorno. Ci sarebbe poi un dipendente del Caf che avrebbe gestito le pratiche amministrative per la regolarizzazione degli stranieri. Per gli inquirenti sarebbe stato un punto di riferimento per l’associazione fornendo consulenze fiscali e previdenziali per gli appartenenti all’associazione. Un imprenditore di Macerata avrebbe invece messo a disposizione sue abitazioni che venivano indicate dagli extracomunitari nelle dichiarazioni anagrafiche. Non solo. Avrebbe anche assunto fittiziamente stranieri per poter presentare pratiche di emersione. 

Le storie

Poi ci sono le storie dei migranti clandestini prelevati dalla Sicilia e accompagnati, dietro pagamento, fino a Macerata, come quella del 17enne sbarcato a Lampedusa nel 2021, prelevato due mesi dopo da dei connazionali da un centro di accoglienza per minori e messo su un autobus diretto a Macerata. Preso alla stazione era stato ospitato in una casa dal 16 ottobre 2021 al 23 gennaio 2022 giorno in cui venne arrestato dalla Squadra Mobile per aver rapinato una coppia di giovani ucraini in via Mozzi. Collocato in una comunità il 17enne era poi fuggito trovando ospitalità a casa di connazionali che ora sono indagati per favoreggiamento. Per gli inquirenti l’associazione all’inizio si sarebbe dedicata a prelevare i clandestini, ospitarli per poi indirizzarli in Francia, Belgio e Germania, ma poi, sfruttando le recenti normative che consentivano di sanare (con alcuni presupposti) le posizioni degli irregolari si sarebbero orientati nel “settore” della regolarizzazione o emersione dei lavoratori. «Mohamed – dice un indagato in arabo in una conversazione intercettata – mi ha chiesto se sto facendo ancora sbarcare la gente in modo irregolare, gli ho risposto non più». I rapporti di lavoro instaurati erano talmente fittizi che un titolare, intercettato, non sapeva neanche con quale qualifica un lavoratore era stato assunto. Sotto la lente degli inquirenti c’è anche una ex dipendente del Comune di Macerata, all’epoca impiegata all’Anagrafe e finita al centro di un’altra inchiesta per fatti diversi, e ora di nuovo indagata per aver strappato la carta di identità di un tunisino rilasciata dal Comune di Vittoria nel 2017. Gli indagati sono difesi tra gli altri dagli avvocati Paolo Carnevali, Jacopo Allegri, Merys Teodori e Marco Proietti Mosca.

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