Macerata, un'edilizia intensiva
senza occuparsi di strade e servizi

Macerata, un'edilizia intensiva senza occuparsi di strade e servizi
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Giovedì 23 Aprile 2015, 11:43 - Ultimo aggiornamento: 12:44
MACERATA - Dire oggi che alcuni quartieri sono sorti senza progettualità alcuna, che alcuni palazzoni fanno veramente schifo, che le infrastrutture sono carenti è facile.

Gli effetti delle cose fatte si vedono e si sono manifestati. Si vedono anche le cose belle che paradossalmente sono a testimoniare che c'è stata anche tra gli amministratori una generazione di persone capaci di selezionare competenze e indirizzarle verso la ricerca del bello. L'inizio della storia urbanistica della Macerata contemporanea può farsi risalire all'indomani del bombardamento alleato subìto dalla città nell'aprile del 1944. Parte un piano di fabbricazione postbellica che poi sfocia in una ricostruzione dei danni. E' affidato a Pierluigi Piccinato l'incarico della realizzazione del piano regolatore che viene consegnato nel 1971, al termine di un iter contrastatissimo. Intanto si era proceduto ad una edilizia intensiva, fatta di indici di fabbricazione altissimi nelle zone meglio esposte della città. Per capire l'impatto ambientale di quelle scelte si può dire che risale a quegli anni la realizzazione di via Severini con palazzoni di dieci piani in parte interrati e la Galleria del commercio Si discute anche il posizionamento dell'autostrada e tra chi vorrebbe un passaggio verso l'entroterra e chi “in mezzo al mare” passa la seconda - ora rivelatasi scellerata - ipotesi. Piccinato progetta un collegamento intervallivo tra il Chienti e il Potenza nell'area di contrada Morica e Montanello. Si passa da un progetto di collegamento a griglia quadrata a quello a pettine con strade di servizio alla spina dorsale rappresentata dall'autostrada. L'architetto Luigi Cristini e l'ingegnere Lamberti ipotizzano l'intervalliva a quattro corsie dal centro fiere di Villa Potenza a San Claudio con galleria sotto le Fosse. Sulla vallata del Potenza il piano è quello del Cornello. Il Cornello è finito con la classica incompiuta: c'è il traforo e niente altro. Un altro presagio sinistro di uno strano modo di vivere gli investimenti è il ponte realizzato a Villa Potenza. Doveva essere la punta di diamante della nuova viabilità della vallata, c'è ora solo il ponte e nessuna ipotesi di prolungare l'opera che pure servirebbe. Non che dall'altra parte sia andata meglio. Per la Strada Nord si sono spese decine e decine di miliardi delle ex lire (quaranta anni fa) per realizzare un troncone di superstrada partendo dal mezzo e dunque non funzionale visto che gli estremi finivano in campagna. Dopo venti anni di sperperi e di inchieste sui piani di Ricostruzione affidati a Longarini, nel '93 Pds e Lega Nord votano la revoca della concessione e il cambio del progetto. Si interra gran parte delle opere costate decine di miliardi e ci si affida alla Galleria delle Fonti che - come i maceratesi hanno capito passandoci - si chiama così non a caso visto che era l'area di confluenza delle acque cittadine. Quella galleria è costata il doppio del previsto ed ha tolto di mezzo la possibilità di ampliare la strada della Pace. Se le infrastrutture non decollano, accade il contrario per le lottizzazioni: dopo Collevario le attenzioni si spostano su Corneto e Vergini. Tante case e villette a schiera, polemiche infinite sui collegamenti e sull'assenza dei servizi. Macerata perde battaglie in serie: non solo la sfida sull'autostrada che già poteva bastare ma persino la piccola Corridonia ha la meglio sugli svincoli della superstrada. Macerata vorrebbe San Claudio ma infine arriva Sforzacosta. Il non saper cogliere l'attimo e non intuire lo scenario in arrivo fa dire all'ex sindaco Giorgio Meschini che “Macerata l'intervalliva se la costruisce da sola” chiudendo le porte in faccia alla proposta di intervento dell'appena nata Quadrilatero sostenuta dal potente e positivamente visionario allora viceministro dell'Economia Mario Baldassarri. Ovviamente quella strada la giunta Meschini non è riuscita nemmeno a sognarla, salvo realizzare un troncone allucinante parallelo a via dei Velini che finisce contro il cancello di una villa innestandosi su una viabilità inidonea. Mal pensata al punto che ora l'incolpevole Carancini si è dovuto assumere gli oneri di un rattoppo lungo via dei Velini per rendere la circolazione meno assurda. Dieci anni dopo il gran rifiuto di Meschini, il Comune ha fatto dietrofront accettando le proposte della Quadrilatero che realizzerà in parte l'opera di collegamento. Via Mattei-La Pieve con svincolo appunto a Campogiano. Schiaffi su schiaffi per effetto di errori fatti decenni fa e di tanta arroganza. Un aneddoto: nel '93 per motivare l'ennesimo flop c'è chi pensò di commissionare un costoso incarico per farsi dire che a Macerata in realtà “non c'era bisogno di nuove strade e di parcheggi. Bastava ottimizzare l'esistente”. Non si è invece ottimizzato l'esistente in fatto di nuovi insediamenti edili, non già abitativi perchè la parola richiama presenze che in realtà non ci sono. Si è cioè continuato a costruire, anche casermoni, pure in epoca di crisi del mattone con il risultato che la città è gonfia di insediamenti all'insegna dell'invenduto e quel poco che si è venduto lo si è fatto al ribasso spingendo a livelli storici negativi il valore delle altre case. Secondo il recente studio pubblicato da Nomisma dal 2008 al 2013 i valori degli immobili sono scesi di molto in città con punte fino al 16%: quasi una leadership negativa in provincia. Lottizzazioni e edilizia intensiva nelle aree migliori e le “carte degli scarti” per i servizi pubblici. Gli esempi più eclatanti sono quelli del Tribunale e dell'Inps costruiti in aree bonificate e quelli di alcune scuole realizzate prendendo gli “spigoli” disponibili come quello che ha visto sorgere l'istituto scolastico della Pace. Ragionamento identico anche per l'impiantistica sportiva e per il parcheggio ai Giardini che ha costretto i tecnici a superare difficoltà notevoli per realizzare l'attracco meccanizzato passando attraverso le storiche mura. Sarebbe stato più semplice, utile ed economico realizzare il parcheggio a valle di viale Leopardi e dunque a Nord nelle adiacenze dell'accesso da Rampa Zara ma dopo quaranta anni di chiacchiere, promesse ed inutili raccolte di firme il Comune ha deciso di far rotta sul fronte opposto andando ad acquistare dal privato quel Park Sì che in quella situazione logistica ha sempre avuto gestioni negative. Peraltro andando a modificare l'assetto dell'unica area verde - quella dei Giardini Diaz - cui i maceratesi sono tradizionalmente legati per la facilità di accesso. Cartoline maceratesi. In una datata interrogazione parlamentare di Nuccio Gaspare della Rete al ministro dei lavori pubblici si legge: “ In data 12 aprile 1963 l'allora sindaco di Macerata inviava al Ministro dei lavori pubblici una nota con la quale si chiedeva di affidare la concessione del piano di ricostruzione alla società Adriatica costruzioni motivando con la possibilità di realizzare i progetti in tempi eccezionalmente brevi; dopo l'affidamento della concessione a trattativa privata, il dirigente dell'ufficio tecnico del comune, ingegnere Calogero segnalava con lettere del 30 settembre 1964 e del 2 ottobre 1964 che la società concessionaria si accingeva ad iniziare i lavori a prezzi notevolmente superiori a quelli di mercato; Calogero annotava quanto segue: a) il lavoro poteva essere eseguito con mezzi propri del comune al prezzo di 159 milioni anziche' di 500 come approvato dal Ministero”. Che aggiungere...come è andata a finire è ben noto con buona pace del leggendario capo dell'ufficio tecnico del Comune e dei contribuenti maceratesi.
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