Porto Recanati, casa devastata dalle fiamme. Vive nell'auto da giorni con moglie e figlioletti

Alì Amir
Alì Amir
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Venerdì 25 Ottobre 2019, 11:25
PORTO RECANATI - Ora vive in auto la famiglia che abitava nell’appartamento distrutto da un incendio divampato nei giorni scorsi al quarto piano dell’Hotel House, a Porto Recanati. Il capofamiglia, Alì Amir, originario del Bangladesh, padre di quattro bambini piccoli, chiede aiuto. «L’abitazione è inagibile e non sappiamo dove far dormire i nostri figli - dice -. Se arriva il freddo la macchina non sarà più un luogo sicuro e al riparo dalle intemperie». Nei suoi occhi si legge la disperazione di un padre che non riesce più ad assicurare un riparo ai propri familiari e l’impossibilità di lottare per un futuro migliore.
 
«Ho aspettato un po’ di giorni prima di rendere pubblica la mia situazione, era fiducioso che qualcuno mi aiutasse. Mi sono rivolto ai servizi sociali del Comune ma ancora non si sa nulla. Intanto i giorni passano e noi trascorriamo le notti al freddo stringendo forte i nostri figli nella speranza che possano almeno loro dormire. Durante il giorno ci sono i nostri connazionali che a turno ci offrono un pasto nelle loro case. Ieri si è anche interessata la Caritas ma noi abbiamo bisogno di un tetto. In questo momento io non lavoro e non posso permettermi il pagamento di affitti alti. Qui all’Hotel House ci sono molti immobili sfitti e tanti di questi vengono occupati abusivamente. Che almeno qualcuno che non usa la propria abitazione ci ospiti e conceda ai miei piccoli una vita dignitosa».

La famigliola, la scorsa settimana, era stata svegliata nel sonno da un rogo che si era sprigionato nella sala da pranzo a causa del deterioramento di una presa elettrica collegata al frigorifero. Quella mattina erano riusciti tutti miracolosamente ad uscire dall’appartamento senza alcuna conseguenza. L’immobile nel frattempo era stato completamente avvolto dalle fiamme e l’intera mobilia andata distrutta. «Non sarà possibile per ora poterlo rioccupare. Non sappiamo come fare. Siamo disperati, non è una vita possibile. Aiutateci», conclude Alì.
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