L’export torna a correre: il settore calzaturiero sopra anche i livelli pre-Covid

L export torna a correre: il settore calzaturiero sopra anche i livelli pre-Covid
L’export torna a correre: il settore calzaturiero sopra anche i livelli pre-Covid
di Massimiliano Viti
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Venerdì 15 Luglio 2022, 04:25 - Ultimo aggiornamento: 15:54

MACERATA -  L’export calzaturiero della provincia di Macerata torna ai livelli pre pandemia. Il dato, diffuso da Assocalzaturifici, è relativo al primo trimestre 2022 ed è in crescita del 22% rispetto a quello dell’analogo periodo del 2021 ed è superiore dello 0,3% rispetto a tre anni prima. Se da un lato i riflessi negativi del conflitto tra Russia e Ucraina si faranno maggiormente sentire nei trimestri successivi, dall’altro lato il recupero è frutto dello sforzo degli imprenditori calzaturieri maceratesi per cercare mercati sostitutivi a quello russo e ucraino. 


«Ci sono distretti particolarmente colpiti, in primis quello marchigiano e quello romagnolo, molto esposti su questi mercati in cui incombe la guerra, che a partire del secondo semestre dell’anno vedranno progressivamente calare in maniera importante le loro esportazioni», è il pensiero del presidente di Assocalzaturifici Siro Badon.

Secondo lo stesso Badon le imprese colpite hanno l’esigenza di trovare mercati alternativi per cui dovrebbero investire. Ma ciò accade in un momento in cui le vendite calano, gli incassi sono incerti e avvengono con ritardo. Le imprese maceratesi ci provano. Hanno partecipato ai saloni che si sono svolti a Seul (29 giugno – 1 luglio), a Tokyo (dal 5 al 7 luglio) e a Berlino (dal 7 al 9 luglio). Corea, Giappone e Germania sono mercati molto importanti per la moda maceratese, dalle calzature alle borse e ai cappelli.

Appuntamenti fieristici che consentono alle aziende di esplorare nuove destinazioni o di consolidare i rapporti già esistenti con incontri di persona, sempre più efficaci rispetto alle videochiamate.
«Italian Fashion Days in Corea è stato senza dubbio un appuntamento fieristico positivo – commenta Salina Ferretti, Ceo del gruppo Falc di Civitanova, presente a Seul con il brand Candice Cooper –. Hanno visitato lo stand tutti i più importanti clienti coreani che avevamo in agenda. Inoltre, è stato molto importante potersi riaffacciare sul mercato asiatico in presenza. Quello coreano, insieme al Giappone, è un mercato sul quale vorremmo focalizzare la nostra attenzione». 


Anche da Tokyo, dove si è svolta la manifestazione Shoes from Italy, sono arrivate sensazioni positive. Il mercato nipponico, smaltiti i lockdown per contenere la pandemia, sembra destinato a crescere. Pesano il cambio euro/yen e l’incremento dei costi delle spedizioni, elementi che non favoriscono l’import di scarpe italiane. Nella capitale tedesca si è svolta Premium Berlin. Anche in questo caso, favoriti dai contributi di Regione Marche e Camera di Commercio Marche, erano presenti numerosi marchi provenienti dalla provincia di Macerata. Tra questi anche il civitanovese King. «Dato il periodo in cui si è svolta è stata una fiera in cui i clienti hanno osservato le collezioni per decidere i budget di spesa», afferma l’azienda che sottolinea come il salone rappresenti una vetrina piuttosto che un evento per la raccolta ordini. «È stata comunque un’edizione positiva perché abbiamo ricevuto anche qualche ordine, diversi clienti sono passati e pensano di ritornare a Shoes Düsseldorf o a Micam Milano». 


Presente anche Dis–Design Italian Shoes, altra impresa con quartiere generale a Civitanova Marche, che, con la sua collezione in pelle, è stata finalista del Fashion Circularity Award. «Per noi è stata una fiera esplorativa che valutiamo positivamente», afferma Francesco Carpineti, co fondatore dell’azienda. «L’ambiente del salone era orientato alla moda giovane, più sportiva e meno formale. La mia impressione è che i buyer, in prevalenza tedeschi, ma anche del centro-Nord Europa e qualche americano, spesso si limitavano a visitare stand di brand consolidati. Noi, grazie alla qualità dei nostri prodotti, abbiamo comunque accolto visitatori interessati e preso anche qualche ordine». 


Secondo Badon le imprese italiane della calzatura devono investire in digitalizzazione e sostenibilità mentre il Governo deve fare la sua parte riducendo il cuneo fiscale. «Senza competenze digitali – afferma Badon – e un approccio ai nuovi standard di produzione sostenibile, diventa difficile internazionalizzarsi. Ma, anche, nel medio termine, sopravvivere nella competizione globale. Saper produrre bene, in Italia, purtroppo, non è più sufficiente».

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