Aspettando l'estate, ecco l'allarme degli operatori: «I lavoratori stagionali sempre più introvabili»

Aspettando l'estate, ecco l'allarme degli operatori: «I lavoratori stagionali sempre più introvabili»
Aspettando l'estate, ecco l'allarme degli operatori: «I lavoratori stagionali sempre più introvabili»
di Giulia Sancricca
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Domenica 1 Maggio 2022, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 00:43

MACERATA  - Tutti pronti per l’estate della ripresa, ma prima del via c’è un problema a cui gli operatori devono far fronte: la mancanza di lavoratori. Quello dei giovani alla ricerca di un lavoro stagionale che gli permetta di togliersi qualche sfizio durante l’anno sembra ormai un lontano ricordo. Oggi molti preferiscono stare dall’altra parte della barricata: in riva al mare con il sabato e la domenica liberi. Non se ne capacitano gli operatori turistici che fanno fatica a trovare lavoratori stagionali, dalla costa all’entroterra. 


Si dice delusa Mara Petrelli, rappresentante Abat (associazione balneari) provinciale, per una situazione che definisce «avvilente. Per noi che abbiamo una certa età - confida - e quando avevamo 20 anni chiedevamo di imparare un mestiere, la situazione attuale è inconcepibile. La maggior parte dei giovani è molto presuntuosa - dice - . Credono di saper tutto e non sono disposti ad ascoltare per imparare.

Non solo non vogliono venire a lavorare nei mesi estivi perché preferiscono avere i sabati e le domeniche liberi, ma quando accettano l’incarico hanno una soglia di attenzione molto bassa e si stancano con poco perché la sera non rinunciano al divertimento. Vorrebbero guadagnare molto e lavorare poco. Credo che il problema sia delle famiglie che li hanno abituati a vivere tra le comodità. Per quanto ci riguarda - dice - chi fa un lavoro di manovalanza si rimpiazza subito, ma mancano i lavoratori specializzati in sala, in cucina, al bar. Alcuni giovani fanno addirittura fatica a pelare le patate». 


Nell’entroterra, invece, il problema è dello spopolamento. Sono rimasti pochi giovani e quei pochi hanno già un lavoro, così le strutture ricettive sono costrette a cercare fuori i lavoratori stagionali. «Sia io che i miei colleghi - dice Emanuela Leli, albergatrice di Fiastra e Bolognola e Presidente del settore turistico della Cna - abbiamo riscontrato la mancanza di queste figure. Probabilmente ci sarà una parte di imprenditori che specula sulle retribuzioni, ma è anche vero che la difficoltà principale delle nostre attività sta nel non riuscire a garantire periodi più lunghi di lavoro e questo scoraggia i giovani. Personalmente - racconta - sono riuscita a sopperire a questo problema con lavoratori che arrivano da fuori provincia e da fuori regione a cui garantisco vitto e alloggio. Ho assunto un ragazzo di Brescia che ha scoperto le Marche che se ne è innamorato, vorrebbe fare la stagione e poi trasferirsi per sempre. Nell’entroterra, dopo il sisma, abbiamo avuto un calo demografico e far arrivare giovani nei nostri paesi potrebbe essere anche una spinta a farli ripopolare».

Nell’analizzare le motivazioni che portano a rinunciare ai lavori stagionali, Leli ritiene che «la questione del reddito di cittadinanza sia stata troppo strumentalizzata. Credo che in alcuni casi, soprattutto nel periodo di pandemia in cui il nostro settore ha sofferto, molti giovani si siano ricollocati in altri settori. Poi c’è sempre quella parte di persone che non è disposta a lavorare nel fine settimana». Per risolvere questa mancanza, Confcommercio ha provato a far incontrare domanda e offerta, come spiega il direttore regionale Massimiliano Polacco. «Abbiamo organizzato diverse iniziative per far incontrare domande e offerte di lavoro, coinvolgendo anche gli istituti alberghieri e, in questo caso, le imprese che hanno partecipato hanno trovato soluzioni. Però resta la difficoltà nel trovare personale nel mondo del turismo. Le motivazioni sono molteplici: la principale riguarda il reddito di cittadinanza e i sussidi di disoccupazione - secondo Polacco - , ma non sono solo questi. In tutti i campi si fa fatica a trovare persone che vogliano sviluppare un percorso di crescita all’interno di una azienda».

Smorza i toni, invece, il presidente degli albergatori civitanovesi Simone Iualè che mostra l’altro lato della medaglia. «Per gli alberghi questo problema è minore a mio avviso - dice - , perché lavoriamo con figure assunte tutto l’anno. Ma non riesco a credere a chi rifiuta di accettare lavori stagionali perché ritenuti poco remunerativi: ci sono contratti nazionali che parlano chiaro e non credo che ci siano imprenditori che decidono di non rispettare le regole». 


Anche il settore turistico di Confartigianato, rappresentato da Lucia Biagioli, sta mettendo in campo alcune iniziative per far incontrare domanda e offerta di lavoro. «Io mi confronto prevalentemente con ristoranti e bar, sia nell’entroterra che lungo la costa, e purtroppo il problema della mancanza di personale specializzato è reale. Si fa fatica - dice - a trovare persone che abbiano esperienza e conoscenza del mondo del lavoro di riferimento. È un periodo delicato perché stiamo organizzando la stagione: gli operatori sono pronti per partire ma c’è questa difficoltà. Dopo la pandemia sembra essere un trend costante. Alcuni attribuiscono il problema ai sussidi, ma sicuramente non è solo questo».

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