Diffamazione aggravata nei confronti dell'ex ministro, condannato Golini

Diffamazione aggravata nei confronti dell'ex ministro, condannato Golini
Diffamazione aggravata nei confronti dell'ex ministro, condannato Golini
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 22 Febbraio 2023, 12:29 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 17:34

ROMA - L’esponente di Forza Nuova di Macerata, Tommaso Golini, è stato condannato in via definitiva per il reato di diffamazione aggravato dalla finalità di odio etnico e razziale nei confronti dell’ex Ministro Kyenge.

Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza con cui la Corte di Cassazione, all’esito dell’udienza del 26 ottobre 2022, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Tommaso Golini contro la sentenza della Corte di Appello di Ancona del 18 gennaio 2022 che lo aveva condannato per il reato di diffamazione nei confronti dell'ex ministro Cécile Kyenge aggravato dalla finalità di odio etnico e razziale.
 

Golini, che all’epoca dei fatti era responsabile a Macerata del movimento “Forza Nuova”, è stato riconosciuto responsabile della diffamazione aggravata per aver affisso - o comunque concorso all’affissione - su un muro esterno della sede del Partito Democratico di Macerata, un manifesto siglato “Forza Nuova” su cui era scritto “Kyenge, torna in Congo”. Il fatto risale al maggio 2015, quando Cécile Kyenge era Ministro in carica del Governo Letta.
 

La Corte d’Appello di Ancona aveva assolto Golini dal reato di propaganda di idee fondate sull’odio razziale, riformando in tal senso la condanna del Tribunale di Macerata, ma confermando tuttavia la condanna, ora definitiva per la pronuncia della Cassazione, per il reato di diffamazione peraltro aggravato proprio dalla finalità di odio etnico e razziale.

Golini è stato condannato anche al risarcimento del danno nei confronti, oltre che dell’ex Ministro Kyenge, anche dell’Arci che aveva chiesto ed ottenuto di potersi costituire parte civile nel procedimento penale.
 

Il Tribunale di Macerata nell’ammettere la costituzione di parte civile ha riconosciuto infatti all’Arci il carattere di “associazione portatrice di interessi diffusi anche con specifico riferimento alla fattispecie di reato contestata”, cioè la propaganda di idee fondate sull’odio etnico e razziale, nonché la diffamazione aggravata dalla medesima finalità.
 

«Si tratta di un importante riconoscimento per il lavoro svolto dall’Arci nel contrasto a ogni forma di discriminazione e alla diffusione di idee e sentimenti di odio razziale. L’Arci continuerà con tutti gli strumenti possibili, anche quelli giuridici, ad opporsi ad ogni forma di razzismo, per non lasciare sole le vittime e per affermare i principi della nostra Costituzione, a partire dall’art. 3».

© RIPRODUZIONE RISERVATA