MACERATA - L’imputata ha il Covid e rinuncia a partecipare al processo, i giudici della Corte d’Assise rinviano l’apertura del dibattimento: «Di fatto non è una rinuncia che possiamo accettare anche per non rischiare la nullità del processo».
Si sarebbe dovuto aprire ieri il processo a carico di Arianna Orazi, del figlio 21enne Enea Simonetti e del padre 79enne di lei Enrico Orazi, accusati di aver ucciso la loro familiare Rosina Carsetti, 78enne, il 24 dicembre del 2020 nella villetta di via Pertini a Montecassiano dove da un anno vivevano tutti insieme.
Mercoledì Arianna, dal carcere di Villa Fastiggi a Pesaro ha inviato una lettera al Tribunale: «Rinuncio a comparire, non per mia volontà ma perché positiva al Covid», ha precisato, una formula che però si prestava a interpretazioni ambivalenti e il presidente della Corte d’Assise, il giudice Andrea Belli ha evidenziato che «di fatto non è una rinuncia che possiamo accettare anche per non rischiare la nullità del processo».
A quel punto i difensori Andrea Netti e Valentina Romagnoli hanno chiesto un rinvio per legittimo impedimento dell’imputata.