I cani anti Covid? Rilevano il virus meglio dei test antigenici rapidi. Il rettore Gregori: «Risultati davvero sorprendenti»

I cani anti Covid? Rilevano il virus meglio dei test antigenici rapidi. Il rettore Gregori: «Risultati davvero sorprendenti»
I cani anti Covid? Rilevano il virus meglio dei test antigenici rapidi. ​Il rettore Gregori: «Risultati davvero sorprendenti»
di Martina Marinangeli
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Domenica 6 Febbraio 2022, 02:55

MACERATA  - Quando si dice “avere il fiuto di un segugio”. Arrivano i cani anti Covid, capaci di rilevare la presenza del virus nelle persone con una precisione superiore a quella dimostrata dai test antigenici rapidi. Una nuova frontiera del tracciamento presa in esame in uno studio, coordinato dall’Università Politecnica delle Marche, che ha visto il coinvolgimento di 1251 soggetti - vaccinati e non -, distribuiti tra l’area vasta 3 di Macerata e l’Asl di Sassari.

Al progetto hanno collaborato anche l’Università di Camerino e l’associazione cinofila Progetto Serena Onlus, e ieri mattina, nell’aula magna dell’Univpm, sono stati presentati i risultati, con gli amici a quattro zampe in prima fila per dimostrare sul campo la loro efficienza. 


Lo studio “C19-screendog” - promosso dalla professoressa Maria Rita Rippo dell’Univpm, con protocollo ideato dal fondatore di Progetto Serena Roberto Zampieri – ha dimostrato che i cani specializzati al rilevamento del Covid 19 garantiscono una sensibilità maggiore rispetto ai test antigenici rapidi: nel primo caso, la capacità di “diagnosticare” correttamente un caso positivo oscilla tra il 98 ed il 100% (dato che aumenta a 99-100% se i cani coinvolti sono due), mentre nel secondo si ferma tra l’87 ed il 98%.

Insomma, decisamente meno invasivi, ma più precisi. In 5 mesi (tra luglio e dicembre 2021), tra i 1251 soggetti coinvolti sono risultati positivi in 206, ovvero il 16,47% del totale. Dato il linea con quello emerso dalla diagnostica “tradizionale”.

«L’obiettivo del progetto C19-screendog – hanno spiegato ieri i relatori che si sono succeduti sul palco – è validare un protocollo per l’addestramento di cani specializzati nel rilevamento di soggetti positivi al Sars-Cov2 e di dimostrare che i cani, preparati da cinofili esperti, possono rappresentare un valido sistema di screening diretto su persona, senza ricorrere al prelievo di campioni biologici da far annusare, con specificità e sensibilità comparabile a quella dei test antigienici rapidi». È il primo studio in Italia in cui la validazione del test di screening con i cani da rilevamento sia stata eseguita direttamente su persona su una coorte numerosa di soggetti, per i quali sono stati collezionati dati clinici (sintomatologia, stato vaccinale per il Covid, sesso, età, malattie pregresse o in atto, trattamenti farmacologici, contatti con persone positive) e in cui la segnalazione dei cani è stata incrociata con il referto del test molecolare effettuato nello stesso giorno.

Come evidenzia lo studio, «la diagnosi di Covid-19 prevede l’utilizzo di esami e test invasivi, che richiedono tempo per essere effettuati e sono costosi. Alcune recenti ricerche scientifiche pubblicate su prestigiose riviste internazionali hanno dimostrato che i cani da rilevamento sono in grado di riconoscere campioni di sudore ascellare prelevati da soggetti positivi al Sars-Cov-2 con sensibilità e specificità comparabili a quella dei migliori test rapidi». 


Durante lo studio sono stati raccolti i campioni di sudore per l’imprinting nei drive through dell’Av3 e dell’Asl di Sassari. Successivamente, i cani sono stati educati dai cinofili a distinguere i campioni positivi dai negativi, segnalando, sedendosi, solo i positivi e seguendo uno specifico protocollo ad hoc ideato ed elaborato dal dottor Zampieri. Infine, si è passati alla validazione del test ai drive in: questa fase conclusiva, la più importante, è stata fondamentale per dimostrare che i cani sono capaci di segnalare persone positive in una situazione reale, dove non è più il campione di sudore ad essere annusato ma la persona stessa.

«I risultati ottenuti sono sorprendenti, al di sopra delle aspettative. È la festa della ricerca», il commento del rettore Univpm Gian Luca Gregori, affiancato dal pro-rettore di Unicam Andrea Spaterna, dalla direttrice dell’Av3 Daniela Corsi, e dal direttore del dipartimento di prevenzione della Asl di Sassari, Franco Dettori. 

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